Home EDITORIALI Venditti, il ministro Sangiuliano e le feste dell’Unità

Venditti, il ministro Sangiuliano e le feste dell’Unità

Notte prima degli esami nel 2024 compie 40 anni e nel palazzo del Ministero della Cultura sono cominciati ufficialmente i festeggiamenti. Il ministro Gennaro Sangiuliano era atteso la mattina dell’8 maggio, il programma prevedeva la sua presenza accanto ad Antonello Venditti, ma impegni precedenti lo hanno costretto a un ritardo notevole.

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Notte prima degli esami nel 2024 compie 40 anni e nel palazzo del Ministero della Cultura sono cominciati ufficialmente i festeggiamenti.

Il ministro Gennaro Sangiuliano era atteso la mattina dell’8 maggio, il programma prevedeva la sua presenza accanto ad Antonello Venditti, ma impegni precedenti lo hanno costretto a un ritardo notevole.

Quando il ministro entra in sala, Venditti ha già cantato una versione pianoforte e voce di Notte prima degli esami e Ci vorrebbe un amico.

«Non sa cosa si è perso il Ministro», sibila il cantautore. Sangiuliano prende il microfono e ammette: «Pur di ascoltare le sue canzoni da giovane sono andato alla Festa dell’Unità, cosa che non avrei mai fatto».

A parte l’incidente diplomatico, Venditti ha illustrato il suo progetto per dare più dignità alla musica pop, indossando i panni del sindacalista duro e puro.

Vuole portare avanti una proposta di legge per un sostegno concreto, come quello che ricevono teatro e cinema, per la musica leggera italiana. «Si tratta dell’unica arte che non è riconosciuta da nessun governo, va sostenuta, il talento non va lasciato in mano alla televisione. Bisogna dare priorità ai De André e i Geolier.

«Quando trasmettono i David di Donatello io ci rimango male, perché la musica non ha niente di governativo e sociale. Non per me che ho una storia fantastica, ma tanti non avranno una fantastica storia, se mancherà l’appoggio della politica.

«Io rinuncerei a tutto ciò che ho da dirvi solo per perorare questa mia volontà molto semplice: che la musica pop entri nella nostra costituzione, così come lo è lo sport, così come tutte le arti, come cinema e teatro».

Collaborando con l’avvocato Luca Pardo, Antonelli Venditti ha in effetti redatto un progetto per inserire la parola musica nella Costituzione Italiana, «una parola che manca. In Italia la musica pop è stata e continua ad essere la colonna sonora di milioni di vite, ma è ancora oggi vittima di un pregiudizio che la vuole arte di serie minore, confinata al rango di “canzonetta”.

«Pregiudizio immotivato e inaccettabile, che penalizza gli artisti e l’intera filiera dell’industria musicale. È uno strumento di coesione della nazione, forse il più forte.

«Tuttavia, a oggi gli spettacoli musicali più complessi dal punto di vista artistico, nonostante gli introiti da biglietteria, non riescono ad essere rappresentati in tutta Italia per assenza di location idonee a conseguire almeno il punto di pareggio ricavo-costi.

«Così che la musica pop non è rappresentata su tutto il territorio italiano, a meno che gli artisti non rinuncino al loro progetto artistico originario. Preferirei essere ricordato per quella che spero diventi una legge, piuttosto che per tutte le canzoni che ho fatto».

Citazione non del tutto felice, quella di Fabrizio De André. Un artista che ha scritto un verso piuttosto esplicito sulla sua categoria, nella sua canzone Ottocento: “Cantami di questo tempo l’astio e il malcontento di chi è sottovento/
e non vuol sentir l’odore di questo motor/che ci porta avanti quasi tutti quanti maschi femmine e cantanti/su un tappeto di contanti nel cielo blu”.

A chiosa cantiamo in coro con Francesco Guccini L’avvelenata: “Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po’ di milioni/voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i co****ni”.

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