Questa la versione del tecnico nerazzurro davanti ai pm sulla richiesta dei biglietti: «Mi attivai con la società e rappresentai la richiesta di Ferdico»
«La squadra necessitava il sostegno della curva». Alla vigilia della partita più importante della stagione, Simone Inzaghi non poteva rassegnarsi ad affrontare i citizen di Guardiola senza sentir risuonare a Istanbul, per la finale di Champions, il boato della Curva Nord.
Per questo, dopo la telefonata con il capo ultrà Marco Ferdico — arrestato con i vertici del tifo organizzato interista e rossonero nell’operazione «Doppia Curva» dei pm Sara Ombra e Paolo Storari della Dda di Milano — l’allenatore si è attivato con «la dirigenza» (senza specificare con chi) per far rientrare quello sciopero del tifo, già abbozzato qualche giorno prima a Roma per l’atto conclusivo della Coppa Italia, che tanto l’aveva fatto arrabbiare.
Dopo le polemiche, Inzaghi ha dato la sua versione dei fatti ieri davanti ai poliziotti della Mobile in una sala riservata del commissariato Centro, dribblando la marcatura di fotografi e cameraman fuori dalla questura. Il mister è stato ascoltato per un’ora e un quarto, mostrandosi a disagio per il fatto di essersi «ritrovato sotto i riflettori per fattori extra campo». E ha chiarito di non essersi sentito in alcun modo minacciato dal capo ultrà, parlando di dialoghi dal «tenore tranquillissimo» senza «pressioni».
Dopo la chiamata Inzaghi comunicò alla società che «c’era bisogno di qualche biglietto in più» per la finale: «Rappresentai alla società, alla dirigenza, ma non ricordo a chi, la richiesta di Ferdico» pur di far rientrare lo «sciopero». Per poi scrivere ai leader della curva per rassicurarli: «Ho fatto quello che dovevo fare». «Il mio desiderio era che ci fossero i tifosi della squadra per poterla incitare». Alla fine agli ultrà arriveranno 1.550 tagliandi.
Duecento biglietti in più e i capi ultrà
Il riferimento è alla conversazione del 26 maggio 2023. Inzaghi a Ferdico: «Leggo il messaggio che la curva non canta a una finale. Io mi sono imbestialito. Non con voi, con la società». L’ultrà spiega i motivi della protesta: «Te la faccio breve mister: ci hanno dato mille biglietti. Noi ci siam fatti due conti: ne abbiam bisogno 200 in più per esser tranquilli. Ma non per fare bagarinaggio. Arriviamo a 1.200?». Segue la promessa di Inzaghi: «Parlo con Ferri, con Zanetti, con Marotta. Marco, mi attivo e ti dico cosa mi dicono».
Inzaghi ha detto di aver avuto interlocuzioni anche con Mauro Nepi, di cui però non conosceva il cognome, visto come una sorta di portavoce della curva insieme a «Marco». Ha negato di aver conosciuto il boss di San Ferdinando ucciso il 4 settembre dal capo ultrà Andrea Beretta: «Di Bellocco ho saputo chi fosse dai giornali. So chi è Beretta, ma non ho mai avuto rapporti con lui». I leader ultras parlavano con tutti, ha fatto presente: con l’allenatore e con la dirigenza, e ciò rientrava nelle note dinamiche del rapporto tra supporter e squadra. In altre occasioni, ha ammesso, si è parlato anche di questioni sportive, come moduli e giocatori, «ma le mie scelte non sono mai state condizionate dai tifosi».
Oggi sarà sentito Javier Zanetti
Sempre sul tema biglietti, oggi – 10 ottobre – sarà sentito il vice presidente Javier Zanetti. Domani sarà la volta del capitano rossonero Davide Calabria, fotografato con i capi ultrà rossoneri nel bar di Luca Lucci a Cologno Monzese. Il centrocampista nerazzurro Hakan Calhanoglu sarà invece sentito al ritorno dagli impegni con la nazionale turca in merito a una cena in un ristorante con Ferdico, Bellocco e famiglie. Poi toccherà ai dirigenti di Inter e Milan. E, se necessario, al presidente interista Beppe Marotta. Tutti potrebbero essere coinvolti.