Amadeus ha condotto la terza puntata di Like a Star, ma il talent show fatica a decollare: dopo i risultati deludenti delle prime due puntate, anche questa volta la trasmissione si è fermata a un misero 2,4% di share, pari a 417 mila spettatori in prima serata. Per un volto abituato a gestire platee d’oro, questo crollo rappresenta un’autentica doccia gelata. In un’arena televisiva dove il duello tra share e numeri diventa una questione di vita o di morte editoriale, Amadeus si erge a gladiatore deciso a difendere la propria leggenda, nonostante il terreno instabile sotto i piedi.
Nel frattempo, dal suo quartier generale social, Fiorello ha organizzato una diretta Instagram che è diventata subito virale: al suo fianco, sul palco virtuale, si alternano Amadeus, il duo comico Biggio & Mandelli e persino Gianni Morandi. Quel risultato—6.500 spettatori collegati in poche decine di minuti—rappresenta un numero di peso per una diretta social. Se Amadeus e Fiorello riuscissero a portare la stessa alchimia sul piccolo schermo tradizionale, le proiezioni parlano di un’audience destinata a crescere di molto, diventando un autentico fenomeno da prima serata.
Poi, quando sembrava che l’argomento share social fosse ormai archiviato, è arrivato il colpo di scena: durante la stessa diretta, Fiorello ha sottolineato come le cose non stiano andando bene al Nove e ha fatto notare ad Amadeus quanto si trovasse più a suo agio in Rai, evocando la familiarità di Viale Mazzini come se fosse la propria casa. Ha spiegato di aver già parlato con i dirigenti di viale Mazzini, e questi avrebbero affermato chiaramente che Amadeus può tornare quando vuole. Insomma, il messaggio era: non serve guardare altrove o bussare alle porte di Mediaset, perché la Rai è pronta a riaccoglierlo, con le porte spalancate.
Amadeus, da par suo, ha scherzato sul fatto che forse nessuna delle due reti lo prenderà davvero, ma Fiorello non se n’è dato per vinto: ha garantito che, secondo le sue informazioni, il direttore di rete Claudio Coletta (noto per la sua ammirazione verso il conduttore) sarebbe letteralmente innamorato di lui – dice ironicamente Fiorello – . Insomma, l’idea di un rientro in Rai è stata dipinta come una prospettiva più che concreta, tanto da far immaginare un futuro in cui Amadeus riabbracci il timone di una prima serata da protagonista.
Questa operazione di spettacolo in streaming, però, non è solo un piacevole momento di intrattenimento: rappresenta la fotografia di una televisione italiana che, sempre più spesso, preferisce puntare sulla viralità da social piuttosto che lavorare sulla creatività di nuovi format. Un tempo, dietro ogni show c’erano firme inconfondibili, sceneggiatori capaci di infondere un’idea forte in ogni puntata. Oggi, invece, si rincorrono format simili, reality copiati l’uno dall’altro e conduttori improvvisati, spesso scelti per la loro popolarità online anziché per una vera visione creativa. E così, mentre Amadeus lotta per conquistare uno straccio di ascolto alla vecchia maniera, Fiorello può già radunare migliaia di persone davanti a un telefono: un segnale chiaro che, nel nuovo millennio, l’audience si misura con like e cuori più che con il classico share.
Dietro le quinte della Rai, però, si respira un’aria di nostalgia: i dirigenti ricordano con affetto quel duo che fece tremare i bottoni di Viale Mazzini. Ma esistono anche timori: se il conduttore fosse riaccolto, potrebbe restare schiacciato dalle aspettative di audience a livelli inimmaginabili, trasformando la sua leggenda in una colomba da proteggere. L’ex padrone di casa, con la solita diplomazia, ammette di apprezzare la fiducia dei vertici Rai, pur non nascondendo che un maggiore riscontro di pubblico non è per lui cosa da poco.
E allora la vera sfida diventa dimostrare che, anche nell’era dei social live e degli influencer a chiamata, esiste ancora spazio per uno storytelling autentico, capace di restare impresso nella memoria del pubblico. Perché, al di là di ogni grafico, un’idea solida e una firma riconoscibile valgono molto più di una diretta con 6.500 spettatori—per quanto importante. Alla fine, la partita non si gioca su un’improvvisata trasmissione in streaming o sui trend momentanei, ma sulla capacità di creare contenuti che vadano oltre il clic facile e diventino realmente esperienza. Solo così, forse, quel 3% potrà trasformarsi in qualcosa di davvero interessante.