Home CRONACA “Ilda la rossa” indagata per le stragi del 1993

“Ilda la rossa” indagata per le stragi del 1993

La riforma della Giustizia tanto urgente per il ministro Carlo Nordio abbraccia anche l’antico problema dei tempi per arrivare a un verdetto? Non ci risulterebbe. Intanto i processi vanno avanti decenni, anche quelli su tragedie nazionali come le stragi di Capaci e di via D’Amelio. In pensione da dicembre 2019, Ilda Boccassini si ritrova ora indagata in quest'ambito per il reato di «false informazioni al pm».

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La riforma della Giustizia tanto urgente per il ministro Carlo Nordio abbraccia anche l’antico problema dei tempi per arrivare a un verdetto?

Non ci risulterebbe. Intanto i processi vanno avanti decenni, anche quelli su tragedie nazionali come le stragi di Capaci e di via D’Amelio.

In pensione da dicembre 2019, Ilda Boccassini si ritrova ora indagata per il reato di «false informazioni al pm», sebbene – secondo l’atto d’accusa che le sarebbe stato notificato – non abbia mentito, ma taciuto informazioni a sua conoscenza su una fuga di notizie che danneggiò le sue stesse indagini, nel 1994. 

L’indagine sull’ex pm nasce dalle costole di un’inchiesta fiorentina sui «mandanti occulti» delle bombe del 1993; Boccassini fu il pm che a Caltanissetta indagò sugli assassinii di Giovanni Falcone, sua moglie Francesca, Paolo Borsellino e gli agenti delle loro scorte.

I fatti in questione risalgono al 2011 e Ilda Boccassini li ha ricostruiti nel suo libro autobiografico La stanza numero 30, scritto dopo aver lasciato la Magistratura.  

Il giornalista Giuseppe D’Avanzo nel 1994 scrive per La Repubblica un articolo sul pentito di mafia salvatore Cancemi, che sostiene presunti rapporti di Cosa Nostra con Silvio Berlusconi.

Pochi giorni prima di scomparire all’improvviso, nel 2011, D’Avanzo avrebbe confidato a Ilda Boccassini la sua fonte, nome che nella sua autobiografia è omesso.

Nel dicembre 2021 i procuratori aggiunti fiorentini Luca Turco e Luca Tescaroli,che indagavano su Berlusconi come ipotetico «mandante esterno» delle stragi del 1993, convocano Boccassini per sapere il nome di quella fonte.

“Ilda la rossa”, la pm “comunista” e “sovietica”, come la chiamava l’ex premier morto l’anno scorso, non risponde,

Parte l’accusa di violazione dell’articolo 371 bis del codice penale, secondo cui «chiunque, nel corso di un procedimento penale, richiesto dal pm di fornire informazioni ai fini delle indagini, rende dichiarazioni false ovvero tace, in tutto o in parte, ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentito, è punito con la reclusione fino a quattro anni».

Che Ilda Boccassini abbia o meno violato la legge rifiutandosi di nominare una fonte, si saprà. Ci restano però molte perplessità sull’importanza di una contestazione in punta di diritto in confronto alle “trame nere” di quel disgraziato anno della Storia della Repubblica.

E poi, a proposito di «toghe rosse», come vennero bollati i pm del pool Mani Pulite, sospettiamo che in questo caso il vero bersaglio sia Berlusconi, tirato in ballo anche da morto e che ha avuto Ilda Boccassini come nemico numero 1.

Anche negli anni 2000, con i processi rimasti famosi come “Il caso Ruby. A questo riguardo, segnaliamo al ministro Nordio che la separazione delle carriere dei magistrati non eviterà l’avvento di una novella Boccassini, sempre e soltanto stata pm, quindi requirente, mai giudicante.

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