Home CRONACA Governo in pressing sulle toghe?

Governo in pressing sulle toghe?

Se ne dibatte da tempo immemore ed è uno dei cavalli di battaglia più longevi delle destre: separare le carriere dei magistrati ora è nell’agenda dell’esecutivo, parrebbe anche con una certa urgenza.

Se ne dibatte da tempo immemore ed è uno dei cavalli di battaglia più longevi delle destre: separare le carriere dei magistrati ora è nell’agenda dell’esecutivo, parrebbe anche con una certa urgenza.

Il 12 giugno 2022, tra i quesiti del referendum abrogativo sostenuto dalla Lega e dal Partito radicale transnazionale, il terzo recitava: “Separazione delle funzioni dei magistrati. Abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati”. Alle urne non si raggiunse il quorum (votò un italiano su cinque) e non se ne fece nulla.

In arrivo un Ddl costituzionale

Adesso il ministro della Giustizia Carlo Nordio sarebbe pronto a presentare un Ddl costituzionale, secondo quanto emergerebbe da una riunione a Palazzo Chigi.

A larga partecipazione: al centro del tavolo la premier Giorgia Meloni, ai lati il sottosegretario Alfredo Mantovano, Nordio, il viceministro Paolo Sisto, i sottosegretari Ostellari e Delmastro, i presidenti della Commissioni Giustizia di Camera e Senato Ciro Maschio e Giulia Bongiorno e i responsabili Giustizia dei partiti del centrodestra.

Questo “pool” d’eccezione intende arrivare alla riforma entro le elezioni europee, quindi nell’arco di un mese: il tempo stringe, sapendo le complicazioni dell’iter alle Camere.

Il Ddl prevederebbe l’istituzione di due Csm, ma mancherebbe ancora l’intesa sul metodo di elezione dei togati, per stabilire se sarà a sorteggio “secco” o “mediato”. In questo caso, i magistrati candidabili al Csm, dopo essere stati sorteggiati, dovrebbero affrontare una successiva selezione.

Si prospetterebbe inoltre un’Alta Corte, ovvero un organismo che giudicherà sia i magistrati giudicanti che requirenti. 

Nell’incontro si sarebbe stabilito anche di spingere al massimo sul provvedimento per l’eliminazione dell’abuso d’ufficio.

Il dibattito

La segretaria generale di Magistratura democratica Mariarosaria Guglielmi si oppone alla riforma e argomenta le sue ragioni:

“Un corpo separato di pubblici ministeri, addetto all’esercizio dell’azione penale e alla direzione della polizia giudiziaria, ma che non fa più parte della giurisdizione e risponde solo a se stesso, è destinato inevitabilmente a perdere la propria indipendenza dal potere esecutivo.

“Una prospettiva evidente anche nella stessa proposta di riforma, che interviene infatti sull’obbligatorietà dell’azione penale, oggi prevista in Costituzione a garanzia dell’eguaglianza dei cittadini, subordinando l’intervento del pubblico ministero alle scelte delle maggioranze parlamentari del momento.

La proposta indebolisce inoltre il Csm non solo con la creazione di organi separati ma, per il Consiglio Superiore dei pubblici ministeri come per quello dei giudici, riducendo le competenze e la presenza dei magistrati da due terzi alla metà.

“Nonostante le finalità dichiarate, la riforma rimette in discussione il nostro modello di Pm indipendente, proprio mentre i principi che si affermano in ambito europeo prevedono che  dovrebbe essere incoraggiata in tutti i sistemi la tendenza generale a rafforzare l’indipendenza e l’effettiva autonomia del pubblico ministero, in quanto “corollario indispensabile” dell’indipendenza di tutto il potere giudiziario, nel presupposto che i pubblici ministeri contribuiscono ad assicurare che lo stato di diritto sia garantito e concorrono ad un’amministrazione della giustizia equa, imparziale ed efficiente (parere del Consiglio Consultivo dei Procuratori Europei n. 9 del 2014)”.

I radicali, ai tempi del referendum, scrivevano:

“Ci sono magistrati che lavorano anni per costruire castelli accusatori in qualità di Pm e poi, d’un tratto, diventano giudici. Con un sì chiediamo la separazione delle carriere per garantire a tutti un giudice che sia veramente ‘terzo’ e trasparenza nei ruoli. Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Basta con le ‘porte girevoli’, basta con i conflitti di interesse che spesso hanno dato luogo a vere e proprie persecuzioni contro cittadini innocenti”.

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