
Il Leone d’Oro a Pedro Almodóvar per il film The room next door riapre la ferita di un vuoto legislativo italiano, il diritto all’eutanasia. Ispirato al regista spagnolo dal libro Attraverso la vita di Sigrid Nunez, è la storia di una speciale amicizia tra due donne. Sarà nelle sale italiane il 5 dicembre. Le protagoniste sono interpretate da Tilda Swinton e Julianne Moore, che sono il primo pensiero di Almodóvar nelle dichiarazioni a La Repubblica: «Il premio è vostro. Il film parla di due donne e io ho avuto il privilegio di essere testimone del miracolo che si ripeteva davanti alla macchina da presa ogni giorno di set».
«Racconto di una donna che agonizza in un mondo agonizzante e dell’amica che decide di accompagnarla alla morte. Nel film si parla di solidarietà, ma anche del poter decidere sulla fine della propria vita, un diritto dell’essere umano. E proprio sul piano umano la questione va affrontata. I governi devo legiferare perché si possa scegliere, i fedeli di qualunque religione devono rispettare le decisioni. È un tema importante, volevo evitare il sentimentalismo. Volevo un film profondo, austero. Per la tematica e per il personaggio di Martha, padrona della sua vita, che decide per l’eutanasia attraverso un atto pieno di vitalità».
«Dai tempi di Julieta, cinque anni fa, la mia narrativa è cambiata: più contenuta, meno barocca. Oggi mi identifico più in questo. Da giovane ho fatto film folli, oggi sono pacificato, va bene così. Girare per la prima volta in inglese è stato come cominciare una nuova era, ho trovato lo strumento giusto nel libro Attraverso la vita di Sigrid Nunez. Il personaggio di Tilda, ammirevole, dice che il cancro non l’avrà vinta se sarà lei, prima, a decidere del proprio destino».
«Ma lei e la sua amica sono costrette a comportarsi come delinquenti. Davanti a queste scelte il sostegno è importante: dobbiamo essere padroni della nostra esistenza. In Spagna sull’eutanasia c’è una legge, la vorrei in tutto il mondo». The room next door si apre nella libreria Rizzoli a New York: «In Italia mi sento amato. La vostra cultura, specie quella degli anni ’50 e ’60, è sempre nei miei film, dal cinema alla musica pop, sempre preferita a quello inglese: Mina e Ornella Vanoni sono irraggiungibili».
Nel nostro Paese, da anni l’Associazione Luca Coscioni preme sull’opinione pubblica per sensibilizzare sul “fine vita”. L’ex parlamentare Marco Cappato è il suo coraggioso portavoce: è finito sotto processo per istigazione al suicidio per aver accompagnato in Svizzera malati terminali, tra cui Dj Fabo. Riportiamo il comunicato a firma sua e di Filomena Gallo.
Diritto umano fondamentale
“Siamo grati al regista Pedro Almodóvar per avere, con la propria arte e le proprie dichiarazioni, richiamato l’urgenza della legalizzazione dell’eutanasia, senza limitarsi al guardare al proprio Paese, ma con attenzione rivolta a tutti gli esseri umani: ‘In Spagna abbiamo una legge sull’eutanasia ma dovrebbe esserci in tutto il mondo – ha dichiarato il regista – e le persone dovrebbero poter decidere ed essere accompagnate dai medici’”.
«Proprio per affermare il diritto all’aiuto alla morte volontaria come diritto umano fondamentale, come Associazione Luca Coscioni e movimento paneuropeo Eumans, abbiamo lanciato una petizione al Parlamento europeo”.

L’inerzia delle istituzioni
“Già sottoscritta da 9.648 cittadini e 37 organizzazioni di tutta Europa per chiedere l’inserimento nella Carta dei diritti fondamentali della UE del diritto della persona che decide di accedere legalmente all’eutanasia, senza essere, come la protagonista del film, ‘costretta a comportarsi come una delinquente’, come dichiarato da Almodóvar stesso”.
“Naturalmente continueremo anche in Italia la nostra campagna per l’Eutanasia legale, innanzitutto con lo strumento delle disobbedienze civili e delle autodenunce di fronte all’ostilità dei principali partiti politici e all’inerzia delle istituzioni”.