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Torino devastata dai Cortei Pro Palestina: stazione bloccata, falò in corso Vittorio, imbrattate banche e distributori

Manifestazioni Pro Palestina a Torino - (Fonte: Ipa) - Dillingernews.it

L’occupazione dei binari al termine della manifestazione è durata un’ora, la circolazione a lungo sospesa. Il corteo ha poi bloccato il viale di fronte alla prima stazione della città con il falò di una bandiera israeliana. La città è al collasso

La stazione di Porta Nuova ferma per due ore, circolazione ferroviaria sospesa, treni in ritardo di 80 minuti e una ventina di corse cancellate. Ma anche vetrine imbrattate, strade bloccate e la bandiera di Israele bruciata nel corso di un falò improvvisato in corso Vittorio Emanuele.

La cronaca di un sabato di “ordinario disagio” nel centro di Torino comincia alle 15, di fronte alla scalinata di Palazzo Nuovo, dove si ritrovano gli studenti che da 4 settimane occupano le sedi universitarie e gli attivisti di Torino per Gaza.

Sta per partire il corteo Pro Palestina e c’è anche Brahim Baya, influencer e portavoce della Moschea Taiba, protagonista del«sermone antisionista» nei corridoi dell’ateneo.

«Partecipo come militante, sono qui come tante persone di diverse culture per denunciare il massacro ancora in corso. Sono stato strumentalizzato per colpire gli studenti e per la campagna elettorale delle destre. A eccezione del Papa, in 8 mesi nessuno della chiesa cattolica si è pronunciato su quello che sta succedendo in Palestina».

«Il problema degli accordi con l’università dipende da questa banca»

Dopo la partenza del corteo, Baya non si vede più e si tiene ben lontano dai disordini. Più di 400 persone si dirigono verso Porta Palazzo dietro fumogeni di tutti i colori e lo striscione «Intifada ovunque». Poi un gruppo di ragazzi con il volto coperto passa all’azione imbrattando con vernice rossa la facciata della filiale Intesa Sanpaolo, in via San Francesco d’Assisi. Le torce rosse oscurano le telecamere mentre dal microfono lo speaker spiega: «Il problema degli accordi con l’università dipende da questa banca». Le bombolette spray colpiscono anche un distributore Eni, ma il vero obiettivo è un altro.

Secondo i programmi il corteo dovrebbe raggiungere il Castello del Valentino, ma in via Nizza circa duecento ragazzi optano per una deviazione, sfondano un cancello laterale della stazione di Porta Nuova e fanno irruzione sui binari. Sono le 18.10, la massicciata è occupata in pochi minuti e la manifestazione si sposta tra le banchine. Sulle fiancate dei convogli compaiono le scritte «Free Palestine» e «Gaza Libera», mentre arriva anche un carrello della spessa carico di latte di vernice. Il traffico ferroviario si blocca e i passeggeri dei treni scendono per capire cosa stia succedendo: «Sono tornata a Torino per votare — racconta Giorgia — dovevo rientrare a Roma, ma adesso è tutto fermo». Qualcuno insulta i manifestanti, Sabrina invece li difende e prova a spiegare le loro ragioni a due signore inferocite. Hernan, argentino, allarga le braccia: «Quando ero a casa succedeva tutti i giorni. Pensavo di aver chiuso con queste cose».

«Sentiamo la responsabilità di non essere complici del genocidio»

Fra musica, birre e slogan gli studenti restano sui binari fino alle 19, ma la circolazione ferroviaria riprenderà solo un’ora più tardi. Fuori dalla stazione ripartono i cori e all’incrocio con via Nizza viene acceso un falò con una catasta di legno per bruciare la bandiera di Israele. «Sono quattro settimane che stiamo occupando gli atenei per richiedere il boicottaggio accademico contro le università israeliane e le aziende che producono armi — attaccano gli studenti —. Sentiamo la responsabilità di non essere complici del genocidio».

Il corteo, a ranghi ridotti, prende la strada del ritorno a Palazzo Nuovo, seguito a distanza dai blindati della polizia che bloccano tutti gli accessi alle piazze auliche. È tutto finito: gli studenti annunciano che l’occupazione andrà avanti e la Digos, a fine manifestazione, identifica 45 persone, molte delle quali riconducibili ad Askatasuna. Verranno denunciate per interruzione di pubblico servizio.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.