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Premierato al cioccolato

Attenzione. Ciak, motore, azione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni convoca una moltitudine al convegno “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, organizzato alla Camera, nella sala della Regina di Montecitorio.

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Attenzione. Ciak, motore, azione. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni convoca una moltitudine al convegno “La Costituzione di tutti. Dialogo sul premierato”, organizzato alla Camera, nella sala della Regina di Montecitorio.

Chiama a raccolta Filippo Magnini, la schermidora Elisa Di Francisca, Pupo, Iva Zanicchi e Amedeo Minghi, quest’ultimo un po’ disorientato e «stupito per l’invito».

«Perché sono stata invitata? Anche io me lo chiedo», si schermisce l’aquila di Ligonchio. «Quando c’è Giorgia Meloni tutti corrono», si entusiasma Iva.

Nel salone di rappresentanza entrano vecchie glorie del Parlamento come Cicchitto e Castagnetti e arriva il sottosegretario Alfredo Mantovano, che avrebbe interpellato di persona costituzionalisti e imprenditori.

Prendono posto Stefania Craxi, Margherita Boniver e Maurizio Lupi, i ministri Casellati, Ciriani, Schillaci e Abodi.

Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, celebra la prima Ministra: «Mi piace il premier forte, molto forte».

Di recente è volato a Mosca per la pace nel mondo, credendosi John Lennon. «Questa storia che io sarei putiniano non capisco come sia venuta fuori.

«Io sono un uomo libero. Ho fatto concerti ovunque, dalla Corea alla Russia.

«E poi Putin al mio concerto non è venuto. Sono un anarchico, conservatore, prezzoliniano… Il leader forte è quello che ci vuole».

Giorgia Meloni spinge a fondo sul premierato in campagna elettorale

Meloni discetta in grande stile: «La Costituzione non è affatto materia che riguarda gli addetti ai lavori. Delinea principi e valori entro i quali la nostra nazione cresce e si sviluppa dal punto di vista economico, sociale e culturale.

Sulla riforma verso il premierato, riconosce che «sarebbe meglio non arrivare a un referendum divisivo». Ma rilancia: «Ricordo che la Repubblica è nata da un referendum divisivo. Ed è stato un bene».

«Abbiamo fatto quello che i cittadini ci hanno chiesto di fare», ingrana la quarta Meloni. «Questo tema c’era nel nostro programma elettorale.

«Noi abbiamo proposto una riforma che risolve alcuni dei grandi problemi strutturali di questa nazione, per questo la definisco “la madre di tutte le riforme”.

«E lo abbiamo fatto toccando sette articoli. Lo abbiamo fatto in punta di piedi. Non abbiamo fatto una riforma che entrava a gamba tesa, che stravolgeva la Costituzione.

«È stata una scelta politica, di dialogo. Ero partita da un sistema semipresidenziale alla francese, da un altro schema. Abbiamo incontrato le altre forze e tutte dicevano che il presidente della Repubblica non si tocca.

«Così ho abbandonato il semipresidenzialismo, perché sarebbe stato divisivo», conclude una Meloni insolitamente bipartisan…

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