È stato raggiunto un accordo con i sindacati sul contratto per il personale delle Funzioni centrali, ma Cgil e Uil non lo hanno sottoscritto. È uno strappo che non si vedeva da vent’anni. Maurizio Landini reagisce come Massimo Decimo Meridio: “Al mio segnale scatenate l’inferno”.
La manovra riguarda circa 195mila dipendenti dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti pubblici non economici tra cui Inps e Inail. L’ipotesi di contratto con l’Aran viene sottoscritta dalla Cisl-Fp e dai sindacati autonomi Confsal Unsa, Flp e Confintesa Fp. Comprende il debutto della settimana corta, l’estensione dello smart working e dei ticket. Le sigle firmatarie raggiungono la maggioranza con il 54,6%, prevista dalla legge sulla rappresentatività nel pubblico impiego. Cgil e Uil si preparano a chiedere il referendum tra i lavoratori.
Dal punto di vista economico, si decreta un incremento mensile medio a regime di 165 euro, per tredici mensilità, pari ad un aumento del 6%. A questo si aggiungono circa mille euro di arretrati. Gli aumenti medi lordi vanno dai 121,40 euro al mese a regime per gli operatori ai 193,90 euro per le elevate professionalità, passando per i 127,70 euro per gli assistenti e i 155,10 euro per i funzionari. La settimana di quattro giorni parte in via sperimentale e in forma volontaria, purché si mantengano le 36 ore settimanali. Significa una giornata lavorativa più lunga, pari a nove ore più la pausa, con il riproporzionamento di ferie e permessi giornalieri.
Per quanto concerne lo smart working, nel testo si supera il vincolo della presenza fisica prevalente e lo si facilita per i neoassunti e per chi è in condizioni di particolare necessità. E si riconosce il buono pasto per la giornata in lavoro agile svolta con le stesse ore previste in presenza. Per andare incontro a specifiche necessità, il testo precisa che per i lavoratori con particolari esigenze di salute o che assistano familiari con disabilità gravi ai sensi della legge 104 o genitori con bambini piccoli “e per le altre casistiche individuate in sede di contrattazione integrativa è possibile estendere il numero di giorni di attività resa in modalità agile rispetto a quelle previste per il restante personale”.
Il presidente dell’Aran Antonio Naddeo si concentra sulle «innovazioni quale l’introduzione dell’age management, che stimola le amministrazioni a tenere in considerazione le diverse età dei dipendenti, per avviare un nuovo patto intergenerazionale».
L’applauso del ministro Zangrillo
Si dimostra favorevole il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo: «Con l’incremento del 4% della tornata 19-21, quello attuale del 6% e quello previsto nella legge di bilancio in discussione del 5,5% per la tornata 2025-2027, diamo continuità ai rinnovi contrattuali del pubblico impiego come non era mai successo e con incrementi mai visti: circa 16% in tre tornate».
Maurizio Landini carica il fucile a pallettoni: «È arrivato il momento di una vera rivolta sociale. Avanti così non si può più andare. Lo sciopero generale del 29 novembre non sarà che l’inizio di una battaglia per le condizioni di vita e di lavoro delle persone: devono tornare ad essere al centro della politica. Una mobilitazione che punta non solo a migliorare o cambiare la legge di bilancio, ma a cambiare e migliorare il nostro Paese. Anche attraverso l’uso dei referendum».

I cattivi maestri degli Anni Settanta
Al vicecapogruppo di FdI a Palazzo Madama Salvatore Sallemi, Landini «fa rabbrividire». Per l’altra vicecapogruppo dei senatori Antonella Zedda, il segretario della Cgil «parla come i cattivi maestri degli anni ’70». Il capogruppo alla Camera Tommaso Foti è basito: «Ci chiediamo con quale coraggio inciti alla rivolta sociale. Integra gli estremi di un reato e fa perdere totalmente la faccia».
Si dimostra contraria alla manovra la lobby delle assicurazioni, con la presidente dell’Ania Maria Bianca Farina a prendere la parola: «Tutti dobbiamo fare la nostra parte e l’industria assicurativa ha sempre dato il proprio contributo, ma facciamo fatica a capire perché sia il settore maggiormente impattato dalla manovra».