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Pierino la peste conciato per le feste

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Dopo Alessandro Cattelan, che ha riproposto se stesso in un nuovo programma senza catturare più simpatie, tocca a Piero Chiambretti fare un tonfo da tuffo a pallone.

Il suo nuovo (?) show Donne sull’orlo di una crisi di nervi ha debuttato su Rai3 raschiando dal fondo del barile un miserrimo 2,8 per cento di share. Sono purtroppo lontani, troppo lontani, i tempi di Pierino la peste in divisa da portalettere che imbarazzava gente con il pelo sullo stomaco come Andreotti, con la sua ironia e la sua irriverenza.

Ora impugna una pistola a salve, la sua verve in parte si sente ancora, ma la noia dell’ennesimo Markette rivisto e non corretto prevale sulla curiosità. Va detto che correa è la Rai, che non ne imbrocca più una giusta. Postilla: il titolo del nuovo programma di Chiambretti è impudicamente copiato da uno dei più bei film di Pedro Almodòvar. Presentandolo, Pierino ha commesso un errore madornale, lisciare il pelo al pubblico femminile: «Le donne non sono come gli uomini, che hanno i muscoli nel corpo, loro li hanno nel cervello».

Ai tempi dei suoi programmi innovativi, dissacranti, impertinenti ed esilaranti Chiambretti era giudicato dalla critica come “un giullare shakespeariano”. Purtroppo una frase del genere è più da ruffiano. A peggiorare le cose, il suo atteggiamento snob nei confronti di una critica che gli è stata di grande aiuto per uscire dalla nicchia, nei primi anni di carriera.

Il Tasso dei critici

«Non leggo i critici da molti anni, perché non sono costruttive le critiche che fanno. Sarebbe utilissima una critica che consiglia e aiuta a migliorarsi». Colto da subitaneo flash nel passato e dall’accostamento a Shakespeare, Pierino gonfia il petto e spara: «Faccio un esempio solo. Torquato Tasso ha scritto la Gerusalemme liberata che era un tomo enorme. Fu recensito da un signore che lo stroncò in quattro righe.
Secondo voi chi ha ragione?

«È troppo facile stare dietro una scrivania e dire cose teoriche. Comunque quelli che lei chiama critici hanno simpatie, antipatie e vivono una condizione frustrante. Spesso e volentieri vorrebbero fare i conduttori o essere autori, direttori invece fanno solo i critici e sono pagati per guardarci, noi invece non siamo pagati per leggerli, quindi io non li leggo». Ragionamento trito e ritrito, polveroso, avvolto da ragnatele.

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