Home CRONACA Meloni e Salvini come il gatto col topo

Meloni e Salvini come il gatto col topo

A Palazzo Chigi, infatti, cresce la preoccupazione per le intemperanze del ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini.

In questo nostro caro Paese non si può mai stare tranquilli, nemmeno se si sono vinte le elezioni. C’è sempre qualche alleato che fa saltare un tavolo, fin dalla Prima Repubblica.

A Palazzo Chigi, infatti, cresce la preoccupazione per le intemperanze del ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini.

Il problema che sta creando insieme al ministro della Giustizia Carlo Nordio rischia di compromettere la coesione dell’esecutivo dopo le elezioni europee.

Il nodo è la magistratura: dopo gli arresti domiciliari per il governatore della Liguria Giovanni Toti, Giorgia Meloni e i suoi fedelissimi si domandano se procedere con il Ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati sia una mossa inopportuna, che suonerebbe punitiva, andando a incidere sull’autonomia delle toghe.

Interessata molto più al premierato che alla riforma della giustizia, la prima Ministra serra i ranghi e riflette sulle conseguenze del 9 giugno.

Non si fida abbastanza di Salvini da escludere che dopo il responso delle urne scompagini la maggioranza, pur di non vedere erosa la sua leadership nella Lega, al momento non proprio solidissima.

Il cumulo di miliardi del Pnrr espone al rischio che il vicepremier si muova come una scheggia impazzita: denari che sono in gran parte amministrati dal dicastero delle Infrastrutture.

E la difesa a spada tratta di Toti, che ha fatto sbottare Salvini nell’incauta dichiarazione «se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il suo lavoro?», è indigesta per la presidente del Consiglio.

Da Palazzo Chigi, filtra che Giorgia Meloni riterrebbe indispensabili le dimissioni di Toti, se il Tribunale del riesame confermasse i domiciliari.

In più Salvini ha una sua “fronda”, colleghi allergici alle toghe quanto e più di lui: i ministri Guido CrosettoDaniela SantanchéAdolfo Urso Nello Musumeci.

Per questo la leader di Fratelli d’Italia cura con molta attenzione i rapporti con i suoi più stretti collaboratori, specie Alfredo Mantovano, segretario del Consiglio dei ministri, magistrato e tenuto in grande considerazione per il dossier giustizia. Ma anche l’altro vicepremier, Antonio Tajani, gode della sua sicura fiducia.

Con scaltrezza e astuzia da politicante navigata, Meloni cerca di dividere le fila del Carroccio intensificando le relazioni con i suoi governatori, primo fra tutti Max Fedriga, presidente della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.

Baluardo di quel famoso nord-est che storicamente è croce e delizia della Lega.

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