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Fazio e Saviano, che strazio…

A “Che tempo che fa” è di scena Roberto Saviano, che prova a spodestare Antonio Scurati dal ruolo di vittima ricordando il suo programma “Insider”, mai andato in onda e rimasto negli scaffali della Rai a puntate già registrate.

A Che tempo che fa è di scena Roberto Saviano, che prova a spodestare Antonio Scurati dal ruolo di vittima ricordando il suo programma Insider, mai andato in onda e rimasto negli scaffali della Rai a puntate già registrate. «Nel mio caso non ci fu la levata di scudi che s’è vista nelle scorse ore con Scurati».

«Se vi comportate come lui, farete la sua fine, era il messaggio del governo agli artisti», si inalbera l’autore di Gomorra. «Ora il risultato è sotto gli occhi di tutti».

L’arte del martirio

Poco prima, su Instagram, l’arte del martirio di cui ormai è maestro: «Quello che sta accadendo è che centimetro per centimetro, metro per metro stanno controllando tutto.

«Perché questo governo si basa solo sul silenzio e la propaganda. Basta, bisogna uscire da lì. Ma come potete ancora lavorare in Rai? Ancora essere lì, andare ospiti in delle situazioni dove tutto è determinato e controllato dalla volontà di governo. Ancora? Dobbiamo ancora dircelo?».

Negli studi di La9, davanti a un Fazio compiacente, continua: «Sono stato bersaglio, anzi siamo stati bersaglio, da tempo.

Meloni chiude Atreju dicendo che io guadagnavo parlando di camorra, 18 anni di protezione fatta dallo Stato che lei rappresenta.

Il loro obiettivo è impedirti che, col tuo lavoro, possa continuare la ricerca e possa continuare a difenderti nei tribunali in cui loro ti mandano e cercare di toglierti spazio.

Il governo decide di fermarmi, di bloccarmi, anche le ospitate televisive per il mio libro sono state fermate totalmente».

Mentre Fabio Fazio, specialista assoluto nel dare spazio alle promozioni infiocchettandole con qualche tocco di attualità, sposta il discorso sulla fedifraga tv di Stato, che gli ha chiuso le porte.

«Il servizio pubblico è di tutti, lo dice la parola», sentenzia. «Come voi sapete sin dal primo giorno, nonostante io e Luciana siamo stati ritenuti incompatibili, io faccio il tifo per la Rai perché è anche mia, è di tutti noi. Per questo spero con tutto il cuore in un futuro diverso dal clima di queste ore, perché c’è la possibilità di crearlo». Pace in terra agli uomini di buona volontà.

C’era una volta la Rai “di tutti”

A margine: la Rai è stata di tutti. La tv delle tribune politiche con Pannella e Almirante, delle grandi inchieste giornalistiche, dei memorabili sceneggiati come Pinocchio di Luigi Comencini.

Nel 1978 ha smesso di esserlo per sempre. Silvio Berlusconi debuttava come editore tv con Telemilano e fu l’era degli spot pubblicitari, cui la Rai si adeguò molto in fretta, sebbene pagata da tutti noi con il canone.

Da quasi mezzo secolo la Rai è di chi ha i soldi o vuole farseli, fatte le debite eccezioni, per esempio Sveva Sagramola di Geo. Se un domani scegliesse di passare a La9 o altrove, scommettiamo che le darebbero della “comunista” perché si occupa di vita contadina e di ambiente?

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