Home CRONACA Viale del tramonto per le edicole: di chi è la colpa?

Viale del tramonto per le edicole: di chi è la colpa?

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I dati sono disastrosi. Da una ricerca di Unioncamere, negli ultimi quattro anni hanno chiuso le saracinesche per sempre circa 2.700 edicole. Trieste ne ha perse un terzo, Ancona idem, Roma ne conta 1.138 (a spanne, una ogni 3 mila abitanti), Milano meno di mille (una ogni 1.500).

Un’occasione perduta per favorire l’occupazione femminile

Avere un chiosco di giornali, fa sapere Unioncamere, attrae soprattutto le donne. Su quasi 12mila imprese registrate, se ne contano il 37%. Più di quanto siano presenti nel totale delle imprese sul territorio nazionale, vale a dire il 22%. E sono proprio le donne a rimetterci di più: il 19,6% di loro sono state costrette a chiudere i battenti.

Microimprese da salvare

Si è sentito tanto discutere di misure per la piccola e media imprenditoria, più di un partito politico ne ha fatto un vessillo, ma a giudicare da questo spaccato, quel che è stato fatto non basta. Sulle 2.700 edicole scomparse, 2.327 erano imprese individuali. E a proposito di occupazione giovanile, colpisce il dato sulla scarsa presenza di under 35 nel settore: appena il 5,9%.

Stoppati dalla carta stampata?

Da dove ha origine una tale emorragia e quali responsabilità entrano in gioco nell’innescarla? Un bel po’ di tempo fa, si imputava al boom della tv e dell’informazione sul piccolo schermo il calo di vendite dei giornali. Un fenomeno, si ipotizzava, già iniziato prima dell’avvento delle tv commerciali. Perché un cittadino alle prese con il canone Rai da pagare avrebbe dovuto tirar fuori il portafoglio per un quotidiano, se accendendo il televisore poteva informarsi con i tg? Eppure, la carta stampata ha sofferto, ancor più dopo la nascita delle reti Mediaset, ma ha resistito. Più di recente, chiamando in causa l’informazione digitale e quindi anche noi di Dillinger, si attribuisce alla crescita delle testate online la disaffezione dei lettori per i quotidiani. Le principali testate nazionali, in effetti, hanno perso quasi il 12% delle copie diffuse dal luglio 2022 al luglio di quest’anno. I grandi editori si sono buttati sull’online (a pagamento, persino durante il Covid, roba da chiodi). Ma a parte un paio di quotidiani sportivi, La Repubblica e l’Avvenire, con modesti risultati. Forse sarebbe tempo di un serio esame di coscienza sia degli editori, sia dei giornalisti. Magari riflettendo sulla qualità dell’informazione offerta e sul coraggio o meno di sfidare i poteri forti.

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