Home CRONACA Verdini-gate, la spocchia del «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere»

Verdini-gate, la spocchia del «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere»

Davanti al Gip con sulla scrivania il fascicolo sulle presunte commesse milionarie in Anas, si para un muro di gomma. Gli imputati si avvalgono della facoltà di non rispondere, Tommaso Verdini in testa, ai domiciliari dal 28 dicembre scorso. Fonti del tribunale sottolineano che il figlio dell’ex senatore Denis Verdini avrebbe opposto questo diritto con una certa arroganza. Talis pater… E c’è già chi parla di una nuova Mafia Capitale.

La scusa? Il vero bersaglio per loro è Salvini

Tommaso è il fratello di Francesca Verdini, compagna del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Non solo, Denis è il “padre” del cosiddetto Patto del Nazareno, concluso con una stretta di mano tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. L’ex premier fiorentino sarebbe una presenza regolare neglil uffici dell’Inver, l’agenzia di Tommaso Verdini e del socio Fabio Pileri. Dove si fanno ottimi affari e si monetizza, soprattutto: «Questo è un lavoro», sosterrebbe Pileri, che uno deve mette’ da parte, deve guadagna’, perché comunque la baracca la puoi reggere tre/quattro anni, poi ti devi riconverti’ su altre cose…».

La difesa

L’avvocato Alessandro De Federicis, che difende Pileri, spiega la loro decisione: Questa indagine è durata due anni. Il giudice ha impiegato 5 mesi per scrivere l’ordinanza: la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere era obbligata. Abbiamo visto molte cose sulle quali avremmo da dire, ma in questa fase dobbiamo prima verificare l’entità dell’accusa». Intanto è entrato nel registro degli indagati anche l’ex deputato Vito Bonsignore, che si sarebbe affidato all’Inver per opere infrastrutturali sulla rete ferroviaria. Ma per lui è «tutta fuffa».

Sempre la stessa storia

«È sempre la stessa storia: c’è qualcosa di politico che vogliono trovare e che non c’è, ma che vogliono trovare, perché uno è Verdini, in testa c’è Salvini», svicola il problema Bonsignore. La Guardia di Finanza, invece, bacchetta: “E’ inutile rimuginare, scrive in una informativa, “sulla questione che la tesi è traffico di influenze e corruzione, per cui ‘non è detto che siano soldi l’utilità’”.

Treni, hotel, posti in prima fila e ristoranti

Dalle carte e dalle indiscrezioni sui contenuti di un fascicolo di centinaia di pagine, pare profilarsi una sorta di “cricca” preposta a distribuire favori e appalti. Per esempio, Verdini junior si sarebbe, secondo la GdF, «prodigato a trovare anche un alloggio in hotel al sottosegretario Federico Freni, a prenotare la cena in un noto ristorante di Milano a suo favore e acquistare dei biglietti per la prima alla Scala”.

Le mani sull’Anas

Apprendiamo inoltre, sempre dalla Guardia di Finanza, un “giro” che intreccia l’Inver di Verdini e Pileri e Oscar Mandosi, un funzionario in pole position per una sfolgorante carriera. “Mandosi non esita a chiedere dei consigli a Pileri in merito al comportamento da assumere nei riguardi di Diego Giacchetti e Massimo Bruno (dirigenti delle Ferrovie dello Stato, che controllano Anas, ndr) dicendo di aspirare alla nuova struttura estera o della Libia. A tal fine gli interlocutori concordano di inviare una email a Giacchetti per formalizzarne la candidatura». Bene, sapete dov’è adesso Mandosi? È un dirigente della società per il Ponte sullo Stretto, cavallo di battaglia di Salvini.

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