Ha ballato per Jimi Hendrix al teatro Brancaccio di Roma negli Anni Sessanta, ha movimentato le serate del Piper con i suoi travestimenti da David Bowie di borgata, la prima canzone con cui ha sfondato, Mi vendo, era un apologia del vendersi l’anima al diavolo. Questo e molto altro lo ha portato a rappresentare un artista di rottura negli Anni Settanta, quando erano di moda i cantautori impegnati. Oggi Renato Zero ha 73 anni: «Ho provato a invertire le cifre», scherza, «ma non ci crede nessuno».
Le chiacchiere stanno a Zero
Ospite dell’amica di sempre Mara Venier a Domenica In il cantante, che sta lanciando il suo nuovo album Autoritratto, ha colto la palla al balzo quando la conduttrice gli ha fatto una domanda sul Festival di Sanremo: «Che cosa penso di Amadeus e di Sanremo? Un santo che non fa grazie, preferisco andare al casinò, dove comunque non vinco». Renato è stato in concorso due volte al Festival: nel 1991 con il brano Spalle al muro (arrivando secondo) e nel 1993 con Ave Maria (quinto posto). È poi tornato sul palco dell’Ariston nel Sanremo 2016 di Carlo Conti, come super ospite. Si percepisce un pizzico di amarezza riguardo a una kermesse che probabilmente non gli ha dato quanto ritiene di meritarsi, anche perché i vari Achille Lauro e Rosa Chemical gli devono molto e certamente si sono ispirati ai suoi primi dieci anni di carriera.
Scappo ai Tropici
C’è chi lo candida a prendere il posto di Amadeus al Festival: «Io direttore artistico a Sanremo? Piuttosto vado ai Tropici!», sbotta con un mezzo sorriso. Del resto, in un’intervista al Messaggero per presentare il suo nuovo album, si è descritto così: «Sono più esperto e più maturo di ieri, di quando non avevo niente. Non importa se in bianco e nero o a colori. È una tessera di questo Zero-mosaico, ma questa volta sono io stesso a passarmi al setaccio».