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Russia insulta l’Italia dopo il crollo della Torre dei Conti: “Colpa dei soldi a Kiev”. Tajani: “Vergognosi”

Il crollo che scuote Roma

Roma, cuore della storia, si è svegliata con un tonfo: la Torre dei Conti, uno dei simboli medievali ai Fori Imperiali, è parzialmente crollata durante lavori di restauro. Un operaio è morto, altri sono rimasti feriti, e la Procura ha aperto un’inchiesta per capire se si tratti di un errore umano, di incuria o di un cedimento strutturale. Un dramma che ha lasciato una ferita nel centro della capitale e nella coscienza collettiva.

La provocazione russa: “L’Italia crolla perché spende per l’Ucraina”

Ma mentre l’Italia scavava tra le macerie, da Mosca è arrivato lo schiaffo.
Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha commentato il disastro con una frase che gronda disprezzo: “Finché il governo italiano continuerà a sprecare denaro per sostenere l’Ucraina, l’Italia continuerà a crollare, dalle torri all’economia”.
Un attacco cinico e calcolato, trasformando la morte di un lavoratore in un pretesto di propaganda. Nessuna parola di solidarietà, solo una freccia velenosa lanciata nel momento più basso.

La replica della Farnesina: “Speculare su una disgrazia è squallido”

La risposta italiana non si è fatta attendere. La Farnesina ha convocato l’ambasciatore russo per un richiamo formale. “Squallido speculare su un incidente”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri.
Il ministro Antonio Tajani ha rincarato la dose: “Queste dichiarazioni sono vergognose e inaccettabili. Quando c’è una disgrazia, non si può speculare su persone che stanno ancora sotto le macerie. Noi, quando la Russia è stata colpita, abbiamo sempre mostrato solidarietà. Non lo stesso da parte loro”.
Toni duri, inequivocabili: non è più un botta e risposta tra cancellerie, è un colpo basso alla dignità di un Paese in lutto.

Un attacco politico travestito da ironia

Dietro la battuta velenosa di Zakharova si nasconde una strategia chiara: colpire i governi europei filo-ucraini non sul piano militare, ma su quello morale, insinuando che l’aiuto a Kiev sarebbe la causa dei loro problemi interni. È il linguaggio della propaganda: sfruttare il dolore altrui per distogliere lo sguardo dalle proprie macerie — quelle vere, di un regime isolato e in crisi d’immagine.

L’Italia reagisce, ma la vergogna resta

L’indignazione italiana è corale, da destra a sinistra. Ma resta la sensazione amara che nulla possa davvero riparare la mancanza di umanità dietro quelle parole.
Mentre i soccorritori finiscono di rimuovere le macerie, Roma piange una vittima e Mosca festeggia un’occasione per colpire.
Una caduta fisica, quella della Torre, che diventa metafora perfetta: non del nostro Paese, ma della diplomazia russa, ormai crollata sotto il peso del cinismo.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.