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Il padre di Andrea Sempio indagato per corruzione: avrebbe pagato per archiviare l’inchiesta sul figlio

Il caso Garlasco torna a scuotere la magistratura italiana. Dopo anni di silenzio e sospetti mai del tutto sopiti, il nome di Giuseppe Sempio, padre di Andrea — l’amico di Chiara Poggi — riporta la vicenda al centro del ciclone.
Secondo l’accusa, avrebbe pagato tra i 20 e i 30 mila euro all’allora procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, per ottenere l’archiviazione della posizione del figlio nella precedente indagine.
Un’accusa pesantissima, che getta un’ombra sulla legittimità di uno dei casi più controversi della cronaca italiana.

Il sospetto: denaro per archiviare

Al centro dell’inchiesta ci sarebbe un appunto, un piccolo foglio trovato in casa Sempio.
Una nota con scritto qualcosa che agli investigatori è suonato come un messaggio cifrato: il riferimento a “Venditti”, al “GIP” e a una cifra — 20-30 mila euro.
Gli inquirenti ritengono che quella cifra rappresenti il pagamento effettuato per influenzare la decisione di archiviare Andrea Sempio, che all’epoca era finito sotto i riflettori come possibile figura collegata al delitto di Garlasco.
Non una prova definitiva, ma un indizio pesante. E questa volta, la magistratura non ha intenzione di lasciar correre.

L’inchiesta di Brescia: cosa si sta cercando

Il fascicolo aperto a Brescia punta a ricostruire i movimenti di denaro, le comunicazioni e i rapporti tra Sempio padre e l’allora procuratore Venditti.
Sono in corso accertamenti sui conti correnti, sui dispositivi elettronici e sulle tempistiche dell’archiviazione ottenuta nel 2017.
Il dubbio, oggi, è se quella decisione sia stata frutto di un vero e proprio accordo corruttivo — soldi in cambio di una “pulizia” giudiziaria che avrebbe permesso ad Andrea Sempio di uscire definitivamente di scena dal caso Poggi.

Un nuovo terremoto nella magistratura

Il nome di Venditti non è nuovo negli ambienti giudiziari lombardi. Se l’accusa venisse confermata, si tratterebbe di un colpo durissimo alla credibilità della Procura di Pavia e, più in generale, dell’intero sistema giudiziario.
Un episodio che ripropone una domanda scomoda: quanto è davvero indipendente la giustizia in Italia, quando entrano in gioco potere, amicizie e denaro?
Il caso Garlasco, già segnato da indagini contraddittorie e verità mai del tutto chiarite, torna a essere simbolo di una giustizia che sembra oscillare tra errori e compromessi.

Le difese: “Solo spese legali”

Dal canto suo, Giuseppe Sempio respinge ogni accusa.
Sostiene che la somma in questione non fosse destinata a nessun magistrato, ma rappresentasse semplicemente un preventivo di spesa per consulenze e onorari legali.
Una versione che gli inquirenti stanno verificando, confrontando le tempistiche dei movimenti bancari con le date delle decisioni prese dalla Procura di Pavia.
Il nodo resta uno: se quei soldi abbiano avuto, o meno, un peso concreto sul destino giudiziario del figlio.

Un’ombra che non si dissolve

A quasi vent’anni dal delitto di Chiara Poggi, la parola “Garlasco” continua a evocare non solo un omicidio irrisolto, ma anche una lunga catena di dubbi, errori e sospetti che sembrano non finire mai.
L’indagine su Giuseppe Sempio non è solo un nuovo capitolo giudiziario: è una crepa profonda in un sistema che avrebbe dovuto cercare la verità — e che ora deve difendersi dall’accusa di averla comprata.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.