Un nuovo capitolo nell’ombra del delitto di Garlasco
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la giustizia torna a guardare i corpi. Quello della vittima, mai dimenticata. E quello di Andrea Sempio, che oggi, nella clinica Mangiagalli di Milano, si è sottoposto a un lungo esame antropometrico disposto dalla Procura di Pavia.
Un atto tecnico, certo, ma anche un segnale politico e giudiziario: lo Stato vuole capire se tra la sagoma dell’indagato e le tracce lasciate sul luogo del delitto ci sia davvero un legame che finora è sfuggito.
Centimetro dopo centimetro, la scienza cerca la verità
Le misurazioni antropometriche non sono solo numeri. Servono a stabilire proporzioni, compatibilità, coincidenze. Altezza, larghezza delle spalle, conformazione del piede, arco plantare, struttura ossea. Tutto può diventare un frammento di verità.
Sempio è stato misurato per ore, in un ambiente controllato, alla presenza di tecnici e consulenti di entrambe le parti. Gli strumenti, moderni e digitali, restituiscono un’immagine tridimensionale del corpo, che potrà essere confrontata con i rilievi fatti anni fa nella casa di via Pascoli.
Un’indagine che non vuole morire
Il delitto di Garlasco non è solo un caso di cronaca: è una ferita che continua a riaprirsi ogni volta che la verità sembra a portata di mano.
Le indagini su Chiara Poggi hanno attraversato assoluzioni, condanne, revisioni e nuove piste. Quella che porta a Sempio — amico di lunga data del fratello di Chiara — è l’ultima linea investigativa rimasta viva.
La Procura sembra voler ripartire da ciò che resta tangibile: la fisicità, il corpo, le proporzioni. Come se dopo anni di teorie e contraddizioni, solo la biologia potesse ancora parlare.
Il peso del sospetto e la difesa che ribatte
Sempio si è presentato sereno, accompagnato dai suoi legali, ribadendo di non avere nulla da nascondere.
Ma il sospetto, dopo quasi due decenni, pesa più di una condanna. Il solo fatto che la Procura torni a misurare il suo corpo riaccende un’attenzione mediatica feroce, che non distingue più tra accertamento e colpevolezza.
La difesa, intanto, prepara le contromosse: chiederà accesso ai dati, valuterà la correttezza dei metodi, e soprattutto punterà a ricordare che le prove non possono nascere dal vuoto.
La memoria di Chiara e il fantasma della verità
Ogni riapertura del caso Poggi è una ferita che si riapre anche per chi ricorda quella mattina d’agosto del 2007.
La casa silenziosa, la scala, il sangue, l’incredulità di un Paese intero. E ora, dopo anni di processi e revisioni, si torna a parlare di ossa, piedi, misure, centimetri.
Forse è questo il paradosso più grande della giustizia: nel tentativo di essere scientifica, torna a essere profondamente umana.
Perché dietro ogni misura c’è sempre una domanda che non invecchia: chi ha ucciso Chiara Poggi?


















