Milano, la “Sala” degli orrori: Tra indagini, affitti da rapina e criminalità da Far West, il sogno (sbiadito) del “Modello Milano”
Milano, la “capitale morale” d’Italia, un tempo vetrina di efficienza e progresso, oggi sembra sempre più la caricatura di sé stessa. E mentre la Procura allarga le maglie sulle oscure trame dell’urbanistica – con il sindaco Sala che, come un novello Pilato, si lava le mani affermando di “apprendere dai giornali” di essere indagato – la città affoga in un mare di contraddizioni, dove il “modello Milano” è ormai solo un ricordo sbiadito, buono per le cartoline dei turisti ignari.
Sì, perché mentre Sua Maestà il Sindaco si barcamena tra cavilli legali e comunicati stampa di circostanza, la realtà per i milanesi è ben altra: una giungla d’asfalto dove la qualità della vita è in caduta libera, gli affitti sono un insulto alla dignità umana e la sicurezza è un optional che pochi possono permettersi.
L’indagine sull’urbanistica: il “Pirellino” della discordia e le ombre sul “modello”
L’ultima perla, fresca di giornata, è l’indagine che vede coinvolto direttamente Beppe Sala per “false dichiarazioni” e “induzione indebita” nel torbido calderone dell’urbanistica. Il “Pirellino”, un progetto che sulla carta doveva essere un nuovo fiore all’occhiello, si rivela l’ennesimo buco nero in cui il sistema milanese sembra sguazzare a suo agio. Con un assessore in odore di arresto e nomi altisonanti dell’imprenditoria edile in ballo, è difficile credere che il Primo Cittadino fosse un semplice spettatore. Ma si sa, a Milano l’arte di “non vedere” e “non sentire” è stata elevata a sistema di governo. Come si dice: “Milano non si ferma”, peccato che spesso non si fermi neanche davanti alla trasparenza.
“Lo Stato delle Cose”: quando Giletti svelò l’Arca di Noè del malaffare milanese
E a proposito di “non vedere”, come non ricordare le puntate di “Lo Stato delle Cose” su Rai 3, quando un Massimo Giletti svelava al grande pubblico il vaso di Pandora di un “sistema Milano” ben oliato, dove abusi edilizi e corruzione sembravano essere le colonne portanti dello sviluppo. Giletti puntava il dito contro un intreccio di poteri, interessi e zone d’ombra che da anni macchiavano la reputazione della città. Non era un sussurro, era un urlo in prima serata: un appello a guardare in faccia la realtà, oltre la patina dorata degli eventi e delle dichiarazioni di facciata. Ma a Milano, si sa, le critiche sono come la pioggia: scivolano via senza lasciare traccia, soprattutto se a farle è qualcuno che non fa parte del “CIRCOLINO”.
Affitti da strozzino: la Milano che ti sfratta
Ma lasciamo perdere per un attimo le aule di tribunale – tanto, si sa come vanno a finire certe cose, no? – e guardiamo al quotidiano martirio dei milanesi. Avete presente un monolocale? A Milano, a luglio 2025, affittarne uno costa in media 986,7 euro al mese. Un bilocale? Si vola a 1.200 euro. E se sogni un misero trilocale, preparati a sborsare 1.300 euro al mese. Il tutto, badate bene, con un costo medio al metro quadro per gli appartamenti in affitto che si aggira sui 243 euro annui. Dati recenti di luglio 2025 confermano che l’affitto mensile medio per gli appartamenti è di 1.518 euro. Tradotto: per una famiglia media, vivere a Milano è un lusso che solo chi è già ricco si può permettere. Il sindaco Sala, tanto bravo a parlare di “inclusione sociale”, si è forse dimenticato che l’inclusione inizia dalla possibilità di avere un tetto sulla testa a un prezzo decente? O forse è proprio questo il “modello” che ci voleva vendere: una città per pochi, con il resto della popolazione spedita in periferia.
Criminalità e insicurezza: la favola della “città sicura”
E poi c’è il capitolo sicurezza. Ah, la sicurezza! Il mantra ripetuto all’infinito dalle istituzioni, mentre i dati raccontano una realtà ben diversa. Milano non è solo “seconda tra le città più colpite dalla criminalità in Italia”, è prima per incidenza sulla popolazione, con 69,7 reati ogni 1.000 residenti. Un dato che supera persino la “pericolosa” Roma. Le rapine in pubblica via sono aumentate del 24,1% rispetto al 2019, e i borseggi hanno superato quota 140.000, con un inquietante +2,6%. E attenzione, signore: oltre l’80% delle donne intervistate ritiene che negli ultimi cinque anni la situazione sia peggiorata, rendendo insicura anche una semplice passeggiata. Un quarto delle donne ha subito una molestia sessuale, e il 23,1% è stata vittima di scippo o borseggio.
Nonostante il Comune di Milano tenti di negare, affermando che “tale percezione di insicurezza non sia determinata né rappresenti l’effetto dei dati circa i reati”, l’Istat certifica per il quinto anno consecutivo che Milano è la città con più reati denunciati d’Italia. In due anni, le rapine sono aumentate del 64% e i furti con strappo del 50%. Numeri che parlano da soli.
E mentre il cittadino medio vive con l’ansia di essere borseggiato in metro o derubato sotto casa, il sindaco Sala cosa fa? Forse si preoccupa di organizzare l’ennesimo “dibattito sulla sostenibilità” o l’ennesimo “evento internazionale” per far bella mostra di sé. Perché è chiaro, l’immagine conta più della sostanza.
Conclusioni (s)comode: il re è nudo
Questa Milano di Beppe Sala, decantata come faro d’Europa, è in realtà una città a due velocità: quella di chi può permettersi il lusso di ignorare i problemi e quella di chi ci vive, quotidianamente, sulla propria pelle. L’indagine sull’urbanistica è solo l’ultima, patetica conferma che dietro la facciata luccicante si nascondono crepe profonde. E il ricordo delle denunce di Giletti su “Lo Stato delle Cose” non fa che rafforzare la percezione che certe dinamiche siano radicate da tempo.
Un sindaco che “non sa” ciò che accade sotto il suo naso, una città dove il costo della vita è insostenibile e la criminalità galoppa senza freno. Questo non è un “modello”, è un avvertimento. Un avvertimento che la Milano reale, quella che non appare nelle riviste patinate, sta lanciando a gran voce. Ma Beppe Sala, troppo impegnato a guardare al futuro remoto e agli Expo del domani, forse non ha tempo per ascoltarla. E così, la “Sala” degli orrori continua il suo show, tra applausi di facciata e lamenti (inascoltati) di una città alla deriva.