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NOI A FALSISSIMO VE LO AVEVAMO DETTO: Caso Garlasco, nuova analisi sul Dna nella bocca di Chiara Poggi: “Potrebbe essere contaminazione”. Ma spunta anche il profilo genetico di Marco Poggi e resta il mistero sulla maglietta Joy Fruits

Un frammento di Dna maschile ritrovato nella bocca di Chiara Poggi riapre uno dei punti più oscuri dell’omicidio avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli, a Garlasco. Ma secondo gli esperti, quella traccia genetica, emersa da recenti analisi sul tampone oro-faringeo, potrebbe essere frutto di una contaminazione. Il profilo individuato sul cromosoma Y, quindi di origine maschile, risulterebbe “sovrapponibile all’aplotipo di Ernesto Gabriele Ferrari”, l’assistente del medico legale che eseguì l’autopsia 17 anni fa. Una possibile contaminazione, dunque, durante la prima ispezione cadaverica

I nuovi dati

Eppure, i dati emersi negli ultimi mesi stanno comunque aprendo nuovi scenari per la procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, che ha avviato una ricostruzione alternativa a quella cristallizzata nelle sentenze che hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi. Oltre al Dna maschile nella bocca di Chiara, i periti hanno isolato il profilo genetico del fratello Marco Poggi sul tappetino del bagno. Un altro elemento che riapre interrogativi sulla scena del crimine.

Al tempo stesso, resta un vuoto significativo nell’indagine: la maglietta rosa del pigiama che Chiara indossava al momento dell’omicidio, con la scritta “Joy Fruits”, è stata distrutta nel 2022 senza che fosse mai eseguita una ricerca di profili genetici o impronte digitali, nonostante nella sentenza dell’appello-bis si parlasse di “quattro tracce dei polpastrelli insanguinati dell’assassino”.

Il tampone orale mai analizzato prima

Il tampone oro-faringeo venne effettuato nel 2007 dal medico legale Marco Ballardini, ma non era mai stato analizzato prima d’ora. È stata la genetista Denise Albani, perita del tribunale, a scoprire due tracce di Dna Y: una attribuibile verosimilmente a contaminazione da parte di un infermiere, l’altra molto più completa ma ancora senza attribuzione certa. I confronti effettuati hanno escluso Alberto Stasi, già condannato per il delitto, e anche Andrea Sempio, nuovo indagato. Nessuna compatibilità nemmeno con il Dna ritrovato sotto le unghie della vittima né con quello dell’impronta lasciata sulla porta interna della cucina.

Ignoto 2 e Ignoto 3: nuovi profili sulla scena del crimine

Proprio sulla base di queste nuove analisi, la procura di Pavia ha cominciato a valutare l’ipotesi che sulla scena del crimine, oltre a Sempio, fossero presenti almeno due persone non ancora identificate. I pm Giuliana Rizza, Valentina De Stefano e l’aggiunto Stefano Civardi lavorano su un’ipotesi che vede in gioco almeno tre presenze: Ignoto 2, Ignoto 3 e Andrea Sempio. Il Dna di Ignoto 3 sarebbe stato rinvenuto su una garza utilizzata per tamponare la zona centrale della bocca della ragazza. Ma per il legale di Sempio, l’avvocato Massimo Lovati, “le nuove tracce non spostano nulla”.

Non è dello stesso avviso la procura, convinta che Chiara Poggi non sia stata colpita alla base delle scale, come ricostruito nel processo Stasi, ma che sia stata aggredita altrove, forse mentre cercava di resistere o di gridare. La presenza del Dna maschile all’interno della bocca e sotto la lingua viene interpretata come il risultato di una mano che le avrebbe coperto il volto per impedirle di urlare. In questo scenario, Sempio avrebbe agito “in concorso con Alberto Stasi oppure con altre persone ancora da identificare”.

Maglietta Joy Fruits

Una delle grandi occasioni mancate, secondo molti esperti, è stata la mancata analisi della maglietta del pigiama rosa indossato da Chiara al momento dell’omicidio. Quel capo, ispezionato dai Ris con la lampada Crimescope, non rivelò “luminescenze significative”, ma nessuno effettuò un prelievo selettivo per cercare profili genetici. Eppure “le fotografie evidenziano quattro tracce dei polpastrelli insanguinati dell’assassino all’altezza della spalla sinistra” e “un frammento di impronta palmare insanguinata” nella parte anteriore.

Ma quel tessuto è stato compromesso. Durante i rilievi, il corpo venne rivoltato con modalità non particolarmente accorte e il sangue si sparse abbondantemente sulla maglietta. Per questo motivo, nel 2022, la maglietta e gli altri indumenti vennero distrutti. Una scelta che oggi, alla luce delle nuove indagini, lascia molti dubbi.

Franco Posa: “Si poteva cercare il Dna”

Il criminologo Franco Posa contesta quella scelta. “Il corpo della vittima è stato manipolato dall’assassino, che si è chinato su di esso, l’ha sollevato di peso, presumibilmente dalle ascelle, e l’ha scaraventato giù per la scala. Da qualche parte della maglietta la biologia c’era”, spiega. “Anche in presenza di compromissioni come l’abbondante assorbimento di sangue, sarebbe stato comunque possibile tentare un prelievo selettivo alla ricerca di profili genetici dell’aggressore o degli aggressori”.

Le impronte insanguinate, secondo Posa, sono “punti di contatto diretto tra il corpo della vittima e quello dell’aggressore. Possono contenere cellule epiteliali o secrezioni cutanee, utili per un’analisi del Dna. Oltre a questo, si sarebbero potuti effettuare dei prelievi nelle parti dell’indumento interessate dalla probabile dinamica omicidiaria che si diceva: sollevamento del corpo, lancio sulla scala”.

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