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Prato, violenze sessuali e torture nel carcere La Dogaia: “Situazione fuori controllo, detenuti ridotti in condizioni disumane”. E TUTTI TACCIONO

Due casi di violenza sessuale e torture emersi nel carcere di Prato scuotono il sistema penitenziario italiano. È un quadro gravissimo quello ricostruito dalla Procura, che parla apertamente di episodi “agghiaccianti”, tali da mettere in discussione la capacità dello Stato di garantire sicurezza e dignità anche a chi si trova dietro le sbarre. I fatti si sono verificati all’interno della struttura penitenziaria di La Dogaia, dove le indagini in corso stanno facendo emergere una situazione che i magistrati definiscono “fuori controllo”.

Le torture

Il primo episodio, risalente al settembre 2023, riguarda un detenuto brasiliano di 32 anni, formalmente indagato per violenza sessuale aggravata. Secondo gli inquirenti, avrebbe abusato più volte del proprio compagno di cella, un uomo pachistano, minacciandolo con un rasoio per costringerlo al silenzio. Una relazione di dominio costruita sulla paura e sulla sistematica sopraffazione.

Ancora più drammatico il secondo caso, risalente al gennaio 2020 ma ricostruito solo recentemente, grazie a una lunga e complessa attività investigativa. Due detenuti, di 36 e 47 anni, sono accusati di aver torturato e stuprato ripetutamente un compagno di detenzione, tossicodipendente e omosessuale, alla sua prima esperienza in carcere. Le violenze, secondo la Procura, sarebbero durate giorni: la vittima sarebbe stata colpita con mazze e pentole bollenti, presa a pugni e a calci, e sottoposta a ripetuti abusi sessuali. L’uomo ha riportato gravi lesioni fisiche e traumi psicologici profondi. I due autori delle sevizie sono già stati rinviati a giudizio e il processo è in corso.

Le carceri sono dimenticate da tutti

“Il carcere di La Dogaia – scrivono i magistrati – è in una condizione di illegalità diffusa. La gestione appare del tutto inadeguata a tutelare i detenuti più fragili”. Le parole degli inquirenti sono nette: “Il sistema attuale non riesce a garantire la minima sicurezza e questi episodi sono solo la punta dell’iceberg di un malessere profondo”.

Nel primo caso, le indagini sono ancora in corso: in questi giorni sono state disposte nuove perquisizioni e sequestri per acquisire ulteriori elementi probatori. Non si esclude che possano emergere altri episodi simili, segno di una violenza sistemica più estesa di quanto finora documentato.

La Procura

La Procura, intanto, promette una risposta dura e continuativa: “Non possiamo tollerare che luoghi deputati alla custodia cautelare e alla rieducazione si trasformino in spazi di terrore”. Una dichiarazione che coinvolge direttamente anche il Ministero della Giustizia, già sotto pressione per le croniche carenze di personale, la mancanza di sorveglianza adeguata e le condizioni strutturali precarie in molte carceri italiane. La Dogaia oggi è al centro di un’inchiesta che rischia di diventare un simbolo di un fallimento più ampio.

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