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Garlasco, nuovi scenari sull’omicidio di Chiara Poggi: impronte, sospetti e un possibile correo

La vita di Chiara Poggi, i suoi legami familiari, le amicizie, il lavoro, le ricerche online e i frequentatori della villetta di via Pascoli tornano sotto la lente della Procura di Pavia. Mentre Andrea Sempio risulta formalmente indagato, gli inquirenti stanno valutando l’allargamento del perimetro investigativo ad altri soggetti: a breve potrebbero essere disposti nuovi prelievi di DNA da comparare con le tracce biologiche ritrovate sulla scena del crimine. L’ipotesi è netta, e affonda in un’indicazione risalente al 2020: in una relazione trasmessa ai magistrati, il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano segnalava «lacune» e «aspetti poco coerenti con la dinamica del delitto», sottolineando che – pur «fermo restando gli elementi a carico di Stasi» – si sarebbe dovuta considerare «quantomeno la presenza di un correo».

L’ombra del secondo aggressore

A supporto di questa pista, ci sono tre elementi centrali. Il primo è un’ecchimosi con escoriazione sulla parte anteriore della coscia sinistra della vittima, rilevata dal medico legale Marco Ballardini e descritta nel verbale autoptico come “figurata”, compatibile cioè con un calpestamento violento operato tramite un tacco o la punta di una scarpa. Ma la suola a pallini dell’assassino – secondo quanto ricostruito da cinque processi – corrispondeva a un paio di scarpe modello Frau numero 42, da uomo, senza tacco. Le Lacoste consegnate da Stasi erano pulite, e anche quelle senza tacco.

Il secondo elemento è rappresentato dalla relazione di 144 pagine firmata nel 2009 dal professor Francesco Maria Avato, consulente della difesa di Stasi. Avato scrive: «Chi scrive ritiene, sulla base dei rilievi e del peso della ragazza, che il trasporto del corpo richiedesse l’attività di almeno due persone. È quindi da supporre che una persona sostenesse gli arti inferiori e un’altra provvedesse a sollevare il tronco». A suo parere, le tracce ematiche presenti indicano che Chiara fu sollevata da terra in posizione prona: un’azione difficile da compiere in solitaria, specie nel tempo stimato dagli inquirenti.

Infine, c’è l’“impronta 10”, una ditata trovata vicino alla maniglia interna della porta d’ingresso della villetta, che non ha i sedici punti minimi necessari per l’identificazione certa, ma che ne ha otto: abbastanza per escludere che sia di Stasi, Sempio, delle gemelle Cappa o di amici della compagnia di Marco Poggi. Una traccia orfana di nome, che resta sospesa in un fascicolo già troppo affollato.

Chi era davvero Chiara Poggi? E chi le stava intorno?

Chiara Poggi viene descritta da chi la conosceva come una ragazza riservata, seria, senza ombre. Ma proprio per questo ora l’attenzione si concentra su ciò che la circondava. Gli inquirenti stanno ascoltando familiari, amici, colleghi. Si cerca di capire se qualcosa, o qualcuno, possa essere sfuggito all’attenzione nelle prime fasi dell’indagine. Chiara usava un Nokia azzurro, ma secondo quanto dichiarato da una collega, Francesca, avrebbe avuto anche un secondo telefono, “apribile, di piccole dimensioni”. Un dettaglio non da poco. Anche perché Stasi, interrogato il 17 agosto 2007, alla domanda diretta sul possesso di un eventuale secondo cellulare da parte di Chiara, rispose: «Non sono a conoscenza se Chiara avesse in uso altre utenze telefoniche mobili».

Il corteggiatore e le gemelle

Lo stesso Stasi riferì anche dell’esistenza di un corteggiatore in ufficio: «Mi aveva detto che ogni tanto ci aveva provato con lei, che aveva piccole attenzioni, ma da quando gli ha detto che era fidanzata non le ha più offerto i caffè. Io ho chiesto a Chiara spiegazioni, ma lei minimizzava la cosa o ci scherzava sopra». Nel suo cellulare, Chiara aveva registrato ben cinque numeri dello zio Ermanno Cappa, padre delle gemelle Paola e Stefania. Secondo alcuni testimoni, i rapporti tra le cugine non erano sereni.

Maria Ventura, madre di Maristella – una delle amiche più strette della vittima – racconta: «Mia figlia apprendeva da Chiara che le due gemelle erano molto invidiose del suo tipo di vita, che loro traducevano con la parola “successo”. Mi disse che durante la festa di laurea di Chiara sia Paola che Stefania avevano dato l’impressione di corteggiare Alberto, cosa che l’aveva infastidita anche perché diceva che quelle “erano capaci di tutto”». Le gemelle non sono mai state indagate, ma rientrano tra le persone a cui è stato prelevato il DNA. L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha confermato che al momento non intende richiedere l’inserimento di altri nomi nel registro degli indagati: «Indagini difensive? Allo stato stiamo fermi, dal momento che quelle “offensive” sono al nulla».

La pista della telefonata fantasma

Un ulteriore elemento emerso negli ultimi giorni è la “telefonata fantasma” di Stefania Cappa. La donna ha dichiarato ai carabinieri di aver chiamato Chiara il 12 agosto, per fissare un appuntamento il giorno dopo alle 16, orario in cui Chiara era già morta. Ma di quella telefonata non c’è traccia nei tabulati telefonici.

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