Nel caso Garlasco spunta un nuovo elemento che potrebbe cambiare tutto: l’impronta della mano di Andrea Sempio, al momento unico indagato, sarebbe stata rinvenuta sul muro della scala che porta alla taverna della villetta di via Pascoli, dove il 13 agosto 2007 fu uccisa Chiara Poggi. A rivelarlo è una nuova perizia disposta dalla procura di Pavia, che parla di una “traccia di interesse dattiloscopico” indicata come numero 33. I punti di corrispondenza con il palmo destro di Sempio sarebbero quindici. Accanto a questa scoperta, c’è anche il ritrovamento di alcuni biglietti scritti a mano e gettati nella spazzatura, in cui lo stesso Sempio annotava ancora, anni dopo, i suoi movimenti del giorno dell’omicidio. Uno di quei fogli riporta la frase: “Ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”. Sarà il Racis di Roma ad analizzare gli appunti per tracciarne un profilo psicologico.
Una traccia cancellata troppo in fretta?
Quell’impronta oggi non esiste più: fu rimossa nel 2007 dai RIS grattando via l’intonaco con un bisturi sterile. All’epoca, la consulenza scientifica escluse la sua rilevanza perché i test di presenza di sangue non diedero esito positivo. Ironia della sorte, a firmare quella perizia fu il colonnello Luciano Garofalo, oggi consulente della difesa di Sempio. Ma oggi i RIS parlano chiaro: la traccia è compatibile con Sempio e le macchie rilevate accanto sarebbero sangue della vittima.
La reazione di Stasi e del fratello di Chiara
La nuova prova è stata mostrata ad Alberto Stasi e a Marco Poggi, fratello della vittima e amico di Sempio. Stasi ha ribadito di non averlo mai conosciuto e che Chiara non gli aveva mai parlato di lui. Marco Poggi, invece, inizialmente sorpreso, ha poi ipotizzato che l’amico potesse aver frequentato anche la cantina, oltre alle stanze superiori. Nessuna ostilità da parte sua, a dispetto di quanto trapelato nei giorni precedenti.
Perché Sempio ha scelto di non presentarsi
Andrea Sempio, convocato per essere interrogato, ha deciso di non presentarsi. Una scelta difensiva, basata sull’articolo 375 del Codice di procedura penale, secondo cui l’indagato non è obbligato a comparire se nell’atto non è specificato che può essere disposto l’accompagnamento coattivo. Ed è proprio questo il punto: secondo gli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, l’atto è nullo perché privo dell’avviso previsto dalla legge. La procura non la pensa così, ma al momento ha deciso di non convocare nuovamente l’indagato: “Era un atto a sua tutela, non lo riteniamo più necessario”.
Il biglietto e il malore
Tra gli elementi che la procura contesta a Sempio c’è anche il famoso scontrino del parcheggio di Vigevano, orario 10.18, che secondo la prima versione serviva a dimostrare l’alibi per il giorno del delitto. Ma proprio il giorno in cui fu consegnato – il 4 ottobre 2007 – Sempio ebbe un malore, durato circa quaranta minuti, e fu soccorso da un’ambulanza. Il fatto, fino a oggi mai verbalizzato, è emerso solo recentemente, quando la madre di Sempio, Daniela Ferrari, ne ha parlato con l’inviato delle Iene, senza sapere di essere registrata. I carabinieri che erano presenti quel giorno dicono di non ricordare nulla, ma negli archivi del 118 il soccorso risulta. Ufficialmente si parlò di un calo di pressione.