Una settimana per colmare il gap con Carlos Alcaraz è pochissimo. Ma Jannik Sinner, reduce dalla finale di Roma e da tre mesi di stop, ora ha almeno dei punti fermi su cui lavorare. “Sulla terra faccio più fatica, devo migliorare i miei movimenti”, ha ammesso. E a Montecarlo, dove si allena prima di partire per il Roland Garros, i dati raccolti al Foro Italico saranno fondamentali.
Il top nero e i sensori (non solo GPS)
Nella maglia indossata da Jannik durante il torneo era nascosta una “scatoletta” tra le scapole: non solo un GPS, ma un concentrato di sensori. Lo spiega Ermanno Rampinini di Mapei Sport: accelerometro triassiale, magnetometro, misuratore di frequenza cardiaca e GPS ad alta precisione. Uno strumento già usato da calciatori e rugbisti, pensato per sport ad alta intensità in spazi ristretti. Nel tennis, un pioniere come Sinner non poteva non provarlo.
Sinner, dai dati all’allenamento
Non è la prima volta che Sinner lavora così. Già ai tempi di Piatti a Bordighera utilizzava strumenti simili. Ora, insieme al team, può pianificare esercizi mirati sulla base di quanto raccolto nei match contro Navone e De Jong. “Solo il confronto con la partita offre un quadro completo”, chiarisce Rampinini. E oggi, quella tecnologia che una volta campionava un dato al secondo, arriva a 50 hertz: 50 misurazioni al secondo, ormai imprescindibili ad alto livello.
L’unguento misterioso e il gesto rituale
C’è poi un altro dettaglio che ha incuriosito durante il torneo romano: prima del palleggio, Sinner si strofinava un unguento sul polso destro e lo annusava. Un gesto che potrebbe sembrare scaramantico, ma ha una funzione precisa. Andrea Manzotti, fisioterapista e osteopata, ipotizza: “Sono sostanze che aiutano a riscaldare muscoli e legamenti, spesso a base di arnica. L’inalazione può stimolare il sistema neurovegetativo”.