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Netflix, arriva la pubblicità generata dall’IA. Dal 2026 la pubblicità che si confonde con la trama.

Nel 2026 potresti mettere in pausa Stranger Things e trovarti davanti un deodorante in stile Demogorgone. Non è uno scherzo, è l’ultima trovata di Netflix: spot generati dall’intelligenza artificiale che si camuffano perfettamente con l’universo narrativo della serie o del film che stai guardando.

Altro che pubblicità invasive. Qui si parla di pubblicità mimetica. Di annunci che non interrompono, ma si travestono. Non saltano fuori come pop-up isterici: si insinuano, si camuffano, si confondono con la trama.

Il brand non ti grida più in faccia: “Compra ora!”. Ti sussurra: “Sono già qui, dentro il tuo show preferito”. Il profumo non compare sul tavolino della cucina per caso, è lì perché l’IA sa che sei nel momento giusto per desiderarlo. La lattina energetica non fa irruzione tra due episodi: pulsa, in sintonia con la luce della scena.

È una nuova forma di persuasione, silenziosa e chirurgica. La pubblicità non disturba più: ti accompagna. Ti seduce senza farsi notare.

Il risultato? Il confine tra realtà e finzione si assottiglia. Ma anche quello tra desiderio e bisogno. Perché se la pubblicità è così ben integrata da sembrare parte del racconto… forse è il racconto stesso a essere diventato una réclame.

E allora sì, siamo dentro una nuova era: quella in cui la pubblicità non cerca più di rompere il ritmo. La scrive.

L’annuncio è arrivato durante l’Upfront 2025. A presentarlo, con un entusiasmo che rasentava la distopia, è stata Amy Reinhard, presidente della divisione advertising. Gli spot Al saranno riservati agli utenti del piano con pubblicità (cioè milioni di persone) e compariranno nei momenti più intimi dell’esperienza di visione: nel bel mezzo di un episodio (mid-roll) o addirittura durante la pausa (pause ads).

Ma la vera novità è il tono. O meglio: la coerenza visiva. Non più interruzioni brutali con attori sorridenti che urlano “offerta imperdibile”. Ora il prodotto si adatta all’estetica della serie. Si mimetizza. Diventa parte della storia.

E qui si apre un cortocircuito: se tutto assomiglia alla narrazione, dov’è il confine tra contenuto e pubblicità? Se il marketing entra nei mondi immaginari, quanto tempo passerà prima che li detti?

È la promessa del futuro personalizzato. O forse l’inizio di una nuova forma di colonizzazione dell’immaginario. Un passo oltre il product placement, oltre l’influencer marketing, oltre la sospensione dell’incredulità.

È l’algoritmo che scrive la réclame. E tu che nemmeno te ne accorgi.

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