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Garlasco, si riparte da un martello e da un DNA: oggi l’incidente probatorio che può riaprire tutto

Diciotto anni dopo il delitto di Garlasco, la verità sembra ancora un puzzle incompleto. Oggi, 16 maggio, a partire dalle ore 11, al piano terra del tribunale di Pavia, si apre un nuovo capitolo con l’incidente probatorio chiesto dalla Procura. L’obiettivo è chiaro: cristallizzare i risultati del DNA ritrovato sotto le unghie di Chiara Poggi. Quel profilo genetico è stato attribuito dai consulenti dell’accusa ad Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, ma ora gli inquirenti cercano un secondo uomo. Intanto riaffiorano ombre, contraddizioni e silenzi: dai presunti sms di Paola Cappa su Alberto Stasi “incastrato” alle tracce di un martello nel canale di Tromello, fino alle intercettazioni dimenticate e ai racconti raccolti a distanza di anni.

Un martello a coda di rondine

Che l’arma del delitto potesse essere un martello a coda di rondine lo dissero già all’epoca i genitori di Chiara: uno strumento biforcuto, tipico per estrarre chiodi, che sparì da casa Poggi proprio il 13 agosto 2007. Ora, nel canale dietro la casa di corte della famiglia Cappa, sono stati trovati ferri compatibili: tra questi, anche una testa di martello. L’ipotesi è suggestiva ma fragile, perché non esiste al momento una conferma sulla marca o il modello. Intanto gli investigatori passano al setaccio vecchi reperti: il tappetino del bagno sporco di sangue, gli avanzi della colazione (Estathé, Fruttolo, biscotti e cereali), le fascette adesive usate per raccogliere impronte. Tutti elementi da rileggere alla luce del DNA e dell’ipotesi di una seconda presenza in casa.

La pista Sempio e i messaggi su Stasi

Secondo la difesa, il DNA di Andrea Sempio sarebbe finito sotto le unghie di Chiara Poggi solo perché il ragazzo frequentava casa Poggi e usava il computer della famiglia per giocare. Ma la procura non ci crede. Tra gli atti, infatti, compaiono anche 180 messaggi vocali segnalati dal settimanale Giallo e raccolti da Francesco Chiesa Soprani, ex collaboratore di Corona e Lele Mora. In uno di questi, Paola Cappa avrebbe detto: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Un riferimento al dialogo tra l’allora fidanzato della vittima e Stefania Cappa, sorella di Chiara. Domande che, secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, sarebbero state suggerite dai carabinieri per far emergere eventuali contraddizioni rispetto a quanto verbalizzato, soprattutto sulla posizione del corpo e i movimenti di Stasi subito dopo la scoperta del delitto.

Le gemelle Cappa, il supertestimone e la festa in piscina

Sulle sorelle Paola e Stefania Cappa aleggia ora anche la figura di un supertestimone che ha parlato solo dopo la morte di due persone coinvolte. Secondo il suo racconto, Stefania sarebbe stata vista con una borsa molto pesante nei giorni successivi all’omicidio. Un dettaglio che si aggiunge a vecchie piste. Come quella indicata nel 2007 da Marco Demontis Muschitta, il primo ad affermare di aver visto Stefania in bici con un attizzatoio. Una versione poi ritrattata e che gli costò un processo per calunnia, da cui fu assolto. Intanto, Paola Cappa, oggi food blogger a Ibiza con il nome social “Polina Krasaviza”, è tornata al centro dell’attenzione per alcune confidenze audio in cui parla di malessere familiare, tensioni con la sorella e con gli zii. Al centro di tutto, una festa in piscina risalente a luglio 2007: un episodio ricordato anche da un’amica di Chiara, Francesca, che descrive un contesto in cui la giovane Poggi, più timida e riservata, sarebbe entrata in contrasto con le cugine. Che da quel momento qualcosa si sia rotto è un’ipotesi. Che da lì possa nascere un movente è ancora tutto da verificare.

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