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Paghi, giochi. E se non paghi, stai in panchina. Così funziona (davvero) il calcio giovanile?

“Quelli che cerchiamo noi, li paghiamo. Ma da quelli che non cerchiamo, ci facciamo pagare”. A dirlo è Salvatore Bagni, ex centrocampista del Napoli e oggi procuratore con il figlio. A incastrarlo è stato un finto fratello di un calciatore, inviato delle Iene, che ha registrato tutto: 50mila euro il prezzo d’ingresso, di cui 30mila a Bagni e 20mila al direttore sportivo della Vis Pesaro, Michele Menga, per far entrare il ragazzo nella Primavera. La consegna del denaro è avvenuta davanti allo stadio. Poi la rivelazione, la fuga e la sospensione immediata di Menga da parte della società.

Salvatore Bagni e il nuovo caso scoppiato nel calcio giovanile

Ma non è un caso isolato. Il Quotidiano Nazionale riporta una testimonianza agghiacciante: una madre racconta di pressioni economiche, richieste mascherate da “spese”, pagamenti su Postepay e ricatti veri e propri. Per far giocare il figlio sedicenne in una squadra del Nord-Est, le hanno chiesto 2mila euro “di ingresso”, poi altri 1500 alla firma e 600 al mese per il convitto. Quando si è rifiutata di pagare, il figlio è finito in panchina. E ha scoperto dai compagni che c’era un “prezzario”: da 3mila a 20mila euro per il minutaggio. Adesso è tornato a giocare nei regionali. Gratis, e almeno felice.

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