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Garlasco, blitz dei carabinieri: perquisizioni in casa di Andrea Sempio e dei suoi amici. Nuovi sviluppi nell’inchiesta sul delitto di Chiara Poggi

A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la procura di Pavia torna a scavare nel passato. E questa volta lo fa con una nuova pista, una “ricostruzione alternativa” che mette in discussione la verità giudiziaria consolidata nel 2015 con la condanna definitiva di Alberto Stasi. Mercoledì 14 maggio, all’alba, i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno fatto irruzione in diverse abitazioni legate a un nome che da tempo circola negli atti ma che ora è formalmente indagato: Andrea Sempio, 37 anni, amico del fratello della vittima.

L’operazione è stata coordinata dal procuratore di Pavia Fabio Napoleone, dall’aggiunto Stefano Civardi e dalla pm Valentina De Stefano. Perquisite la casa di Sempio a Voghera, quella dei suoi genitori a Garlasco, e le abitazioni di due suoi amici: Roberto Freddi e Mattia Capra, entrambi vicini a Marco Poggi, fratello di Chiara. Sequestrati computer, cellulari e materiale informatico. E c’è di più: un altro blitz è stato eseguito in una zona campestre a Tromello, nei pressi di Garlasco, dove gli inquirenti sono alla ricerca di quella che potrebbe essere — o essere stata — l’arma del delitto.

Quello che sta emergendo, in questi mesi, è un quadro che ribalta l’esito di una delle vicende giudiziarie più discusse degli ultimi vent’anni. A riaccendere il faro è stata un’istanza presentata dai legali di Alberto Stasi, Antonio De Rensis e Giada Bocellari, che hanno chiesto alla procura di riaprire il fascicolo alla luce di nuovi elementi, in particolare il materiale genetico di Sempio rinvenuto sotto le unghie di Chiara. Un dato già emerso nel 2017, ma allora archiviato dal pm Mario Venditti. La nuova procura, invece, ha deciso di rivalutare tutto: dalle incongruenze agli elementi sottovalutati, con l’obiettivo di ricostruire ciò che davvero accadde quel 13 agosto 2007 in via Pascoli.

Le indagini stanno infatti mettendo sotto la lente proprio i movimenti di Sempio in quelle ore. Un alibi che ruota attorno al controverso biglietto del parcheggio di Vigevano — consegnato agli inquirenti soltanto nel 2008 e conservato, si disse, per oltre un anno — e alla testimonianza della madre del 37enne, convocata di recente dai carabinieri a Milano. L’interrogatorio, però, è durato pochissimo. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere e ha avuto un lieve malore proprio quando le è stato chiesto di un certo Antonio B., un vigile del fuoco in servizio a Vigevano all’epoca del delitto, che avrebbe avuto un ruolo nella sua versione dei fatti. Su questo punto — e sul legame con il presunto alibi fornito — gli investigatori mantengono il massimo riserbo.

Venerdì 16 maggio è in programma a Pavia l’udienza per il conferimento dell’incarico nell’incidente probatorio sul DNA, disposto dal gip Garlaschelli. Un passaggio chiave, che potrebbe segnare un’accelerazione decisiva nel nuovo impianto accusatorio. Sempio, assistito dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, continua a proclamare la sua totale innocenza. E fino ad oggi, nonostante il clamore mediatico, non è stato mai interrogato come persona informata sui fatti. Ma adesso l’attenzione si concentra su di lui.

E mentre l’inchiesta si fa sempre più fitta, resta lo scontro frontale con la famiglia Poggi. I legali, Gian Luigi Tizzoni e Francesco Compagno, parlano apertamente di “gogna giudiziaria e mediatica” nei confronti di Sempio, ribadendo che “non esiste alcuna alternativa credibile” e che il solo colpevole, riconosciuto in tre gradi di giudizio “oltre ogni ragionevole dubbio”, è Alberto Stasi, da poco ammesso alla semilibertà dopo dieci anni di carcere.

Ma la procura va avanti. E le perquisizioni di mercoledì lo dimostrano: per chi indaga, ci sono ancora molte domande rimaste senza risposta.

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