Home CRONACA Sinner e i messaggi mai arrivati: chi ha scritto, chi ha taciuto,...

Sinner e i messaggi mai arrivati: chi ha scritto, chi ha taciuto, chi (forse) ha deluso. E quei nomi che iniziano a pesare

Nessun nome, nessun cognome. Solo un passaggio pronunciato con quella freddezza gentile che lo contraddistingue, ma che stavolta lasciava trasparire qualcosa di più profondo. “All’inizio ho avuto messaggi sorprendenti da parte di tennisti che non mi sarei aspettato di ricevere. E nulla da chi invece mi aspettavo di ricevere qualcosa”. Jannik Sinner non ha fatto liste né recriminazioni, ma la frase è rimasta lì, sospesa, come un colpo non tirato ma ben assestato. Il numero uno al mondo torna in campo, pronto al debutto agli Internazionali d’Italia, accolto dal Foro come un re. Ma lontano dal campo, i suoi pari non hanno tutti fatto lo stesso. Qualcuno sì. Qualcuno ha preferito il silenzio.

Quel silenzio che però fa rumore

Non tutti si sono tirati indietro. Qualcuno si è fatto avanti, anche solo con un messaggio. “Siamo ottimi amici”, ha detto Sinner riferendosi a Jack Draper. “Ci siamo sentiti molto”, ha aggiunto parlando di Lorenzo Sonego. Non solo parole: sono stati tra i primi a condividere il campo con lui, appena ottenuto il via libera per tornare ad allenarsi nei circoli federali, il 13 aprile. Allenamenti, sorrisi, presenza. Niente sbandieramenti pubblici, ma un gesto concreto di vicinanza.

Altri nomi si possono intuire. Niente certezze, ma dettagli. Holger Rune, ad esempio, si è allenato con lui a Montecarlo prima della partenza per Roma. Un avversario vero, soprattutto su questa superficie, che però non si è tirato indietro. Al Foro Italico, Jannik ha scelto di allenarsi con Jiri Lehecka, prima, e Taylor Fritz il 7 maggio, il giorno in cui scatteranno ufficialmente gli Internazionali. Nessuno di questi può essere messo nella categoria dei “grandi amici”, ma qualcosa, nella selezione dei compagni di lavoro, forse racconta.

Perché “il tennis è uno sport individuale”, ha detto Jannik. E in quella frase c’era molto più di quanto sembrasse. C’era l’ammissione che in questo mondo ognuno pensa per sé, e che le relazioni, per quanto cordiali, non sempre resistono quando la terra trema. È accaduto a lui. Tre mesi fuori per una squalifica ingiusta, e il vuoto intorno che si è fatto sentire.

Gli indizi

Chi è mancato? Difficile dirlo con certezza, ma gli indizi esistono. Novak Djokovic ha parlato pubblicamente di un Sinner “innocente”, ma ha aggiunto che forse è stato “privilegiato” dal sistema. Una mezza carezza e un mezzo ceffone. Stan Wawrinka è stato più esplicito: “Il suo caso ha fatto male al tennis”. Nessuna ambiguità. Nessuna empatia. Poi ci sono i grandi assenti in silenzio. Carlos Alcaraz, forse, è tra questi. Nessuna dichiarazione forte, nessun gesto riconoscibile. Una rivalità in costruzione che sembrava sfiorare l’amicizia, ma che ora lascia qualche dubbio. Jannik ha parlato di “sorprese” e “delusioni”. Non ha fatto nomi. Ma chi conosce questo ambiente può intuire.

La pressione di diventare numero uno al mondo, mentre Sinner era fermo, forse ha reso complicato il ruolo di Alcaraz. O forse, semplicemente, ha scelto di non esporsi. Non ha condannato, ma nemmeno sostenuto. Il minimo sindacale. E in certi momenti, il minimo può sembrare un abbandono.

Tutto questo non cambierà il modo in cui Jannik scenderà in campo. Non è tipo da farsi distrarre dai retroscena. Ma la memoria resta. E certe frasi, dette senza fare rumore, servono proprio a questo: non per accusare, ma per registrare. Per ricordare chi c’era davvero. E chi, nel momento più difficile, ha preferito voltarsi dall’altra parte.

Articolo precedenteCrisi carceri causa sovraffolamento. Europa in crisi assoluta, Italia terzo posto di un podio dove non c’è nulla da applaudire.
Articolo successivoSpalletti contro tutti: De Laurentiis “il Sultano”, il contratto rotto e quel silenzio troppo rumoroso. E poi Totti, Ilary, e la resa dei conti in giallorosso