C’è chi compra uno yacht. Chi una squadra di calcio. E poi c’è Elon Musk, che si compra una città. No, non è il pitch di una nuova serie distopica su Netflix. È accaduto davvero, negli Stati Uniti, e più precisamente in Texas, dove il fondatore di SpaceX ha trasformato la sua base di lancio in un comune con un nome che sembra partorito da un copywriter nerd sotto metanfetamina: Starbase.
Il processo democratico, si fa per dire, si è concluso con una valanga di sì. Su 283 elettori del minuscolo villaggio di Boca Chica, 173 hanno votato a favore, 4 contro, e il resto probabilmente stava aggiornando il profilo LinkedIn per rientrare nelle grazie del capo. Dopotutto, più della metà dei votanti riceve lo stipendio proprio da SpaceX. Coincidenze? Solo se credete a Babbo Natale su Marte.
Il nuovo comune, situato su un pugno di sabbia affacciato sul Golfo del Messico, a pochi chilometri dal confine con il Messico, è già operativo come base missilistica e hub per sogni lunari, marziani e probabilmente anche criptovalutari. Dal 2019 vi decollano i razzi di SpaceX, sotto contratto con la NASA e il Dipartimento della Difesa USA. Ma ora le rampe di lancio non sono più solo infrastrutture: sono territorio autonomo, con tanto di codice postale e sindaco fantasma (indovinate chi?).
La votazione – tecnicamente “libera” – ha trasformato la sede della compagnia in un municipio di fatto controllato dall’uomo che twitta più velocemente della luce e licenzia con la stessa disinvoltura con cui cambia CEO a X (ex Twitter, ex social network, futuro enigma). È la consacrazione definitiva dell’urbanizzazione brandizzata, dove i confini tra azienda, città e delirio messianico si sono dissolti come propellente nella stratosfera.
Starbase non è solo il nome di una città. È un manifesto. È il futuro che ci aspetta, dove ogni città potrebbe diventare un logo e ogni cittadino un dipendente in smart working, magari valutato a colpi di like o retweet. Musk, in piena fase di rimonta mediatica dopo la sua liaison tossica con l’amministrazione Trump, ha portato a casa una vittoria che nemmeno nelle sue simulazioni su Neuralink poteva immaginare più perfetta.
La prossima fermata? Probabilmente Teslavia. O Xland. O direttamente Muskopolis. Dove l’unica legge sarà l’algoritmo.