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A Roma cronisti portati in Questura

Fermati in strada, portati dentro la cella di sicurezza in commissariato e perquisiti: un fotografo del Corriere della Sera, e due cronisti del Fatto Quotidiano, sono stati bloccati ieri mattina, da alcuni poliziotti in borghese, mentre andavano in una zove in cui era prevista un’azione dimostrativa di Ultima Generazione. Secondo quanto scritto da Repubblica, i due giornalisti hanno esibito il tesserino, ma adesso la polizia sostiene che i tre non si siano qualificati.

Il caso dei cronisti di Roma non è il primo episodio

I colleghi, che erano accompagnati da due attivisti, sono stati fermati per strada e, secondo il loro racconto, gli è stato impedito di utilizzare il cellulare. Sono stati quindi portati al commissariato di Castro Pretorio per essere perquisiti, nonostante si fossero offerti di mostrare seduta stante i contenuti di borse e zaini in cui era riposta l’attrezzatura. In commissariato due colleghi hanno addirittura subito una perquisizione personale. Tutti e tre sono stati lasciati ad aspettare il turno di identificazione in una cella di sicurezza con la porta aperta ma presidiata dalla polizia, anche se avevano chiesto di poter essere spostati in sala d’attesa. Il caso di Roma è il terzo in pochi mesi. In precedenza c’erano stati quelli di Messina e Padova.

Le parole di uno dei cronisti

Come si legge su Il Fatto Quotidiano: “Ci siamo subito qualificati come giornalisti. Abbiamo mostrato documenti d’identità e tesserini stampa. Ci è stato detto che questi ultimi non servivano, che era un normale controllo per cui bastavano 10 minuti: è passata mezz’ora. Uno di noi stava consultando il telefonino, l’agente ci ha rimproverato, diceva che era contro la legge prendere il cellulare durante un controllo. A un certo punto ci hanno detto che servivano altri controlli e che dovevano portarci in commissariato. Ci hanno fatto mettere l’attrezzatura fotografica nel bagagliaio della volante e ci hanno portato a Castro Pretorio”.

I giornalisti non possono nemmeno più fare il loro lavoro? Che cos’è questo, uno Stato di Polizia? E che motivazioni avevano per fermarli?

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