Home CRONACA Ennesimo suicidio in carcere: muore 32enne a Como

Ennesimo suicidio in carcere: muore 32enne a Como

Ennesimo suicidio nel carcere di Como, il Bassone. Un uomo di 32 anni di origine palestinese è stato trovato privo di vita nella sua cella per aver inalato il gas di una bomboletta da campeggio, di quelle che presumibilmente i carcerati usano per cucinare. In una nota Fabrizio Baggi, Segretario regionale Lombardia, Pierluigi Tavecchio, Segretario provinciale Como, esprimono la loro preoccupazione sulla situazione nelle carceri con particolare attenzione al Bassone.

Le parole espresse sul carcere di Como

“Mentre ieri, i garanti per i Diritti delle persone in stato di privazione della libertà personale si mobilitavano allo scopo di strutturare un momento di riflessione sui suicidi e sulle morti in carcere, mobilitazione che ha visto coinvolti tutti i aranti regionali, provinciali e comunali a Como si scopre che, nel carcere del Bassone, si consumava l’ennesimo suicidio. Quella in corso è una vera e propria strage. Da un dossier di Antigone, infatti, traspare che nelle carceri avviene un suicidio ogni tre giorni. I numeri crescono e la situazione è inaccettabile. Sovraffollamento, che nelle carceri lombarde, le più affollate d’Italia, si raggiungono tassi del 200%. Questa è una presenza doppia rispetto a quella regolamentare. La quasi totale mancanza di attività di reinserimento che, dove ci sono, permettono alle detenute e ai detenuti di passare alcune ore al di fuori delle celle garantendo un tasso di recidiva che rasenta lo 0%. La mancanza di personale qualificato e di mediatori culturali.

Le condizioni di totale degrado

In questo stato di totale degrado un uomo di 32 anni, si è suicidato nel carcere di Como. Lo hanno trovato senza vita nella sua cella dopo che già diverse volte, negli scorsi mesi, aveva tentato il suicidio. Ma nessuno ha fatto nulla, per lo Stato andava bene così. Nell’esprimere la nostra vicinanza e le più sentite condoglianze alla famiglia e agli amici della persona morta, denunciamo con forza una condizione di privazione dei diritti che non può essere accettata.

  • Si faccia fronte a questa situazione drammatica
  • Si costruiscano strutture nuove ed adeguate
  • Si assuma personale specializzato, psicologi e mediatori culturali
  • Si inseriscano attività di reinserimento sociale in tutte le strutture detentive
  • Si depenalizzino i reati minori e quelli legati alla tossicodipendenza i cui protagonisti necessitano di cure e non di detenzione.

Non ci sono parole, quando si muore sotto la tutela dello Stato si muore per responsabilità dello Stato”.

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