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La divisa femminile per le Olimpiadi di Parigi a qualcuno non va bene: “E’ sessista, sembra biancheria intima”

La polemica è scoppiata in seguito al lancio delle divise per le donne che gareggeranno a Parigi 2024 con il Team Usa. Peccato non sia l'unico kit a disposizione

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Design pensato da “maschi che hanno terminato la stoffa per le propria”

La divisa olimpica femminile che indosseranno le atlete degli Stati Uniti alle prossime Olimpiadi di Parigi fa discutere. Il design della discordia è stato definito “sessista”, pensato da “maschi che hanno terminato la stoffa per le propria”, “complicato” per la cura intima che può richiedere e il condizionamento psicologico di effettuare un certo tipo di movimenti dovuto alla preoccupazione per l’esposizione delle pudenda.

Ma se ci sono altre scelte, è obbligatorio fare polemica?

Quel completo non è l’unica opzione a disposizione, considerato che quelli mostrati dalla Casa produttrice (la Nike) erano dei teaser per il lancio e nel kit per l’abbigliamento da gara ci sono anche altri indumenti. Le donne potranno scegliere pantaloncini compressivi, un top corto o una canotta e un body con pantaloncini anziché slip bikini. E allora è obbligatorio fare tutta questa polemica? Che alza un polverone mediatico che non fa altro che aumentare il vittimismo generale di questa società contaminata da questo maledetto politicamente corretto?

A quanto pare sì, dal momento che la polemica s’è accesa ugualmente non appena i modelli sono divenuti pubblici. È successo in occasione del calcio femminile (a proposito dell’opportunità di utilizzare pantaloncini di colore scuro e non bianco), della ginnastica (optando per una tuta intera piuttosto che un body per le ragazze) o anche l’hockey su prato (relativamente all’eccessiva scollatura delle canottiere). Il copione si ripete per l’atletica leggera femminile.

Cosa rende sessista questo indumento?

La parte inferiore è molto sgambata, troppo succinta (è la contestazione principale) per come è tagliato notevolmente in alto sui fianchi. Con tutto quel che comporta a livello di disagio psicologico per la mancata comodità e l’esibizione del corpo femminile.

Lauren Fleshman si contraddice da sola

“È onestamente una mancanza di rispetto – ha ammesso la maratoneta americana Lauren Fleshman in un post condiviso su Instagram -. Tutti quelli che gareggiano per il Team Usa dovrebbero sentirsi a loro agio nelle divise che vestono – e hanno, proprio per questo, la libera scelta – e non preoccuparsi di avere addosso quel che sembra biancheria intima e mette in mostra parti intime. Se fosse davvero utile per le prestazioni fisiche, gli uomini lo indosserebbero”.

Guarda il post di Lauren Fleshman

Menomale qualcuno si distacca da questo vittimismo generale

Katie Moon, specialista nel salto con l’asta e campionessa olimpica a Tokyo, ha un punto di vista più ragionevole e chiarisce: “Voglio essere chiara e premetto che quanto mostrato sul manichino era preoccupante e giustificava la risposta che ha ricevuto. Ho anche sentito commenti del tipo: perché non possono semplicemente realizzare uniformi da uomo per le donne? Adoro le persone che difendono le donne, ma abbiamo almeno 20 diverse combinazioni di uniformi per competere con tutte le parti superiori e inferiori a nostra disposizione. Possiamo scegliere cosa indossare e ognuna dovrebbe sentirsi libera di poterlo fare”.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.