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Shitstorm su Tananai, accusato di grassofobia per un banale post: toglieteci il bavaglio

Ieri il noto cantante Tananai ha postato sul suo profilo Instagram una foto che lo ritraeva visibilmente ingrassato. Era tutto frutto di Photoshop ed era una caricatura in riferimento al fatto che ci dovesse rimettere in forma per partecipare al Festival di Sanremo.

Tutti contro Tananai

Tutto ciò ha però generato una shitstorm sotto il post, in cui centinaia di persone hanno accusato il cantante addirittura di grassofobia, con frasi del tipo “nel 2024 non si possono dire queste cose”. Ma la vera domanda è: che cosa si può dire nel 2024? Niente. Tutto ruota attorno al finto politicamente corretto, in virtù del quale ci viene chiesto di non ridere e di non scherzare nemmeno più su caricature di noi stessi. Essere grassofobici vuol dire tutt’altro, vuol dire deridere e denigrare le persone in sovrappeso in quanto tali, vuol dire non comprendere il problema dell’obesità, cosa che sicuramente non riguarda Tananai.

Anche Guzzanti è stufo del politicamente corretto

Solo pochi giorni fa Corrado Guzzanti si è espresso sul tema del politicamente corretto, che sta uccidendo il mondo dello spettacolo e non solo. Il pubblico è così attento a ogni post e ogni storia, per cercare di cogliere in fallo il Vip o il politico di turno, per tacciare loro di chissà quale reato contro l’umanità. Fermatevi: non è tutto un complotto, non si può essere così fintamente moralisti su qualsiasi argomento che riguardi la nostra società. Non possiamo più parlare di gay, di donne e nemmeno di fiabe, stando a sentire il discorso di ieri di Paola Cortellesi. Io non so se tutte queste persone hanno ben presente il concetto di democrazia, un concetto ovvio ma che sembra doveroso ribadire. La democrazia implica la libertà di espressione, la stessa libertà che veniva negata sotto il fascismo.

Il fascismo 2.0 della sinistra

Ma il fascismo 2.0 di cui in molti a sinistra si preoccupano, sono proprio loro che lo portano avanti. Come? Provando a impedirci di esprimerci, anche se in dissenso rispetto a loro o al comune sentire. La diversità va bene solo quando fa comodo, ma non quando si tratta di divergenze ideologiche, che vengono prontamente messe a tacere in nome di una correttezza che però esiste solo a parole.

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