C’è un altro crac nel mondo “bio” che ruotava attorno a Daniela Santanché. Il tribunale di Milano ha disposto la liquidazione giudiziale della Ki Group Holding spa, schiacciata da 1,4 milioni di euro di debiti tra imposte e contributi non versati. Un provvedimento che arriva dopo la richiesta di concordato in bianco presentata a dicembre dalla società, che chiedeva tempo per elaborare un piano di salvataggio. Ma quel piano non è mai arrivato. Niente documenti, nessuna richiesta di omologazione per accordi coi creditori. Per i giudici, la società è “in stato di insolvenza conclamato”, un crollo partito già nell’ottobre 2020. Ed è solo l’ultima tessera di un mosaico che si sta sgretolando: prima Ki Group srl a gennaio, poi Bioera spa a dicembre 2024.
Santanché è già a processo per falso in bilancio
La ministra del Turismo è già a processo per falso in bilancio e indagata per bancarotta proprio per la Ki Group. Ma ora l’onda d’urto rischia di travolgere anche le società collegate, con un nuovo possibile fronte investigativo.
Secondo la Repubblica, l’accusa di bancarotta potrebbe estendersi anche ai fallimenti più recenti. Bisognerà però ricostruire tempi e responsabilità, visto che più amministratori si sono alternati alla guida del gruppo.
I creditori e l’ombra Visibilia
Tra i principali creditori della holding ci sono Bionature (fallita, un tempo legata a Bioera) e Penta Trasporti. Due nomi che tornano nei fascicoli dei magistrati e che confermano la fragilità strutturale del progetto “bio”.
Intanto prosegue anche l’inchiesta Visibilia, che vede la ministra coinvolta per truffa aggravata all’Inps in due distinti filoni. L’impressione è che le inchieste siano ormai tante, ma la direzione comune.
E se il crac della holding diventasse un altro anello della stessa catena?