C’è un momento, raro, in cui capisci che non stai per assistere all’ennesima intervista patinata sull’hospitality.
Lo senti subito. Nell’aria. Nel ritmo. Nelle pause.
Gascon Editorials non parla di lusso come lo raccontano tutti. Lo attraversa. Lo mette sotto una luce obliqua. Lo interroga senza chiedergli il permesso. Qui non troverai elenchi di servizi, né storytelling prefabbricato. Qui si parla di visione, di tensione creativa, di sogni che diventano spazio, materia, relazione. Si parla di persone prima che di strutture. Di anima prima che di metri quadri. Questa conversazione non nasce per piacere a un algoritmo, ma per restare. È un dialogo asciutto, profondo, a tratti quasi spirituale, dove il lusso smette di essere una parola e torna a essere un gesto. Un silenzio. Un’intenzione. In un panorama YouTube saturo di format urlati e contenuti usa-e-getta, Gascon Editorials fa una scelta controcorrente: rallenta, ascolta, osserva. E racconta solo ciò che è vero. Quella che segue non è un’intervista.
È una dichiarazione di poetica. Un viaggio dentro un metodo, una visione, un modo preciso di guardare il mondo dell’ospitalità.Accendete lo schermo. Il resto, lasciatelo parlare da solo.

Gabriele Gascón, ceo di Gascón Group
Gascón Editorials nasce con un posizionamento netto nel segmento luxury. Qual è oggi la vostra visione editoriale del lusso e in che modo differisce dal concetto mainstream che spesso domina il settore hospitality?
La nostra visione del lusso non coincide con ciò che tradizionalmente viene associato all’opulenza. Per noi il lusso è un atteggiamento dell’animo: è la gentilezza con cui ci si pone davanti alle cose, è la capacità di creare un dialogo silenzioso con ciò che si ha di fronte.
È un concetto teso, come una corda di violino: quando le corde sono accordate tra loro, il suono che ne nasce è armonico. Così è il lusso secondo noi, un’armonia sottile tra elementi, persone, spazi e intenzioni.
Il lusso non è decorazione, è profondità.
Può assumere un’accezione concettuale, persino spirituale: qualcosa che evoca, che richiama un sentire più alto. Succede in alcuni luoghi, in alcuni silenzi, in alcuni spazi quasi sacri.
Questo è ciò che cerchiamo ogni giorno: sperimentare un’idea di lusso che non è ostentazione ma risonanza.
Un lusso che parla all’anima prima ancora che agli occhi.
Un lusso che nasce dalla ricerca, dal progetto, dal confronto continuo con i clienti, da una narrazione che evolve nel tempo e non finisce mai.
Il vostro studio si occupa di adattare contenuti, narrativa e visual identity agli “standard luxury”. Puoi descrivere in concreto come si articola il processo di adattamento che applicate quando prendete in carico un nuovo cliente? Quali fasi attraversa un progetto prima di essere considerato allineato al vostro livello qualitativo?
Il nostro processo comincia sempre da un incontro, perché ogni incontro genera un’emozione.
Questa emozione genera empatia, l’empatia genera il desiderio di conoscere e il desiderio di conoscere apre alla curiosità.
Da qui nasce un approfondimento reale: ascoltiamo le narrazioni del cliente, assorbiamo i suoi modi di pensare, le sue riflessioni, la sua cultura imprenditoriale. È un processo di interiorizzazione autentica.
Per questo ogni progetto è per noi una nuova storia.
L’architettura ne diventa la quinta teatrale, lo spazio dove l’anima del luogo si presenta.
La prima cosa che facciamo è capire proprio questa anima: il genius loci, le intenzioni, i valori.
Poi armonizziamo tutto ciò che è necessario a trasformare quella visione in un sistema:
– i numeri,
– il marketing,
– la gestione,
– la parte operativa e artigianale.
La nostra narrativa non è mai uguale perché ogni luogo ha una storia diversa.
Quando tutti gli ecosistemi si allineano, committenza, direzione, operatività, estetica, strategia, nasce una magia.
Un equilibrio che è insieme umanità e scienza, cuore e matematica: la bellezza, infatti, è anche proporzione, logica, numeri che funzionano.
Un progetto diventa davvero “nostro” quando ritroviamo questa alchimia.
Nel vostro lavoro di scouting e recensione delle strutture di fascia alta, quali sono i criteri non negoziabili che determinano se un hotel è “Gascón-compatible”? Cosa osservi personalmente come primo indicatore di qualità?

Un progetto è Gascón-compatible quando nasce una spinta condivisa verso qualcosa di più grande. Serve una scintilla: la sensazione che noi e la proprietà stiamo correndo nella stessa direzione, con lo stesso desiderio di elevare la struttura, renderla unica, riconoscibile, irripetibile.
Il sogno del cliente, portare il proprio hotel a un livello superiore, deve incontrare il nostro sogno: tradurre quel desiderio in architettura e interior design, con qualità e profondità.
Ciò che osserviamo non è solo la struttura, ma anche il mindset di chi la guida:
– la cultura imprenditoriale,
– il rispetto verso artigiani e imprese,
– la capacità di creare rapporti umani di qualità,
– la volontà di partecipare a un processo creativo che coinvolge tutti.
I criteri sensoriali, luce, profumo, materiali, durabilità, buon uso dello spazio, domotica intuitiva, arrivano dopo.
Il primo vero indicatore è la disponibilità della proprietà a entrare in questo viaggio comune.
Se c’è quella scintilla, il rapporto diventa compatibile con noi.
E allora può accadere qualcosa di speciale.
Come può un’azienda alberghiera entrare all’interno del vostro ecosistema di clienti e ottenere una vostra review? Qual è la procedura ideale per candidarsi e quali condizioni devono essere rispettate per mantenere trasparenza, indipendenza editoriale e coerenza con il vostro tono di voce?
La procedura è semplice: basta una telefonata.
Davvero.
Se c’è un sogno che vuole raccontarsi, noi vogliamo ascoltarlo.
Per noi l’intervista non è un’operazione tecnica, ma umana.
Vogliamo raccontare la storia reale delle persone che stanno dietro le strutture: la loro visione, la loro follia, la loro gentilezza, il gesto autentico che ha cambiato la loro idea di ospitalità al fine di tradurla e metterla al servizio dei clienti.
Se c’è il desiderio autentico di condividere tutto questo, allora nasce la possibilità di fare qualcosa insieme. Una review, una conversazione, un racconto editoriale diventano strumenti per portare una parola nuova nel mondo dell’hôtellerie.
La trasparenza si mantiene così: raccontiamo ciò che è vero, non ciò che è costruito a tavolino.
Questo è per noi il valore più alto.
Molti brand parlano di “esperienza”, ma pochi riescono davvero a costruire un racconto autentico e coerente. Come lavorate sulla parte narrativa per trasformare un semplice soggiorno in un contenuto editoriale con valore culturale, estetico e aspirazionale?
Le persone desiderano qualcosa di vero, una storia vissuta.
Il nostro lavoro è trovare il legame emotivo che tiene insieme la persona, il luogo e la sua visione.
L’identità narrativa nasce sempre da una figura cardine, il direttore, il proprietario, un protagonista, che incarna i valori della struttura e li rende vivi.
È come una tribù, nel senso più positivo del termine: un tempo era il luogo in cui si scambiavano forza, cultura, tecniche, filosofia, calore umano.
Oggi lo chiamiamo “club”, ma il principio è lo stesso: appartenenza, identità, ispirazione.
Per questo la narrativa deve diventare realtà fisica:
– un gesto,
– un cadeau in camera,
– una lettera scritta a mano,
– un profumo studiato,
– un materiale che racconta un territorio,
– un servizio che diventa relazione.
La parola deve trasformarsi in materia e il luogo diventare una quinta teatrale.
È così che nasce la magia: quando l’ospite non vive semplicemente un soggiorno, ma una storia che si apre davanti a lui.
Negli ultimi mesi il vostro canale YouTube sta crescendo in modo significativo. Qual è il senso editoriale e strategico dietro la vostra linea di produzione video? In che modo YouTube si integra nel vostro ecosistema di comunicazione e contribuisce all’identità di Gascon Editorials?
YouTube è uno strumento, non il fine.
È una piattaforma che ci permette di raggiungere più persone possibile e diffondere bellezza attraverso gli strumenti dell’oggi.
Il nostro desiderio è far conoscere le persone che stanno dietro queste strutture:
– la loro visione,
– la loro gentilezza,
– la loro imprenditorialità,
– la loro pazzia,
– i loro gesti autentici,
– ciò che hanno cambiato davvero nell’ospitalità.
Questo vogliamo raccontare.
Punto.
E YouTube è, oggi, il mezzo migliore per farlo arrivare lontano.
Domani potrebbero essere altri strumenti, è naturale che evolveremo, ma la missione rimane la stessa: condividere bellezza in modo vero.
Gascon Editorials sta diventando un riferimento creativo nel settore. Quali evoluzioni prevedi per il 2026? State pensando a una piattaforma proprietaria, a un’espansione nei format video, o a collaborazioni con gruppi alberghieri internazionali?
Il 2026 sarà l’anno dell’espansione, non solo in termini di contenuti ma soprattutto di visione.
L’idea di una piattaforma proprietaria è ancora prematura..perché no. Il desiderio è chiaro: creare un luogo, nostro o su piattaforme di più ampio respiro, dove diffondere in modo organico la cultura dell’ospitalità e del savoir-faire italiano e internazionale.
Stiamo lavorando principalmente su due direttrici:
A. Nuovi format video
Conversazioni verticali su architettura, estetica e visione manageriale; ritratti brevi; serie dedicate alla cultura dell’accoglienza.
L’obiettivo è raccontare non solo gli spazi, ma le persone e le filosofie che li rendono vivi: in ogni regione, cantone o città l’ospitalità assume forme diverse e la nostra missione è dare voce a questa pluralità.
B. Collaborazioni internazionali
Gruppi alberghieri di alto profilo ci stanno già osservando, e per noi questo significa una cosa: poter esportare il “metodo Gascón”, un modo di raccontare l’hôtellerie che non documenta soltanto, ma interpreta, seleziona e valorizza le gemme preziose dell’ospitalità di alta gamma.
Al centro c’è un’unica ambizione: diffondere la cultura dell’accoglienza, la cultura del far star bene le persone, e diventare un punto di riferimento europeo nella critica e nella narrazione dell’hospitality contemporanea.
Non fermarsi, ma continuare a cercare, scoprire, condividere, questa è la nostra direzione. Ogni giorno siamo qui per apprendere, ogni giorno siamo qui per conoscere e perché no, divertirci insieme a voi! Avanti tutta, Gabriele Gascón
Sito ufficiale Gascón Group


















