La nomina che fa esplodere la polemica
Il sindaco eletto di New York, Zohran Mamdani, ha scelto Mysonne Linen — ex rapper del Bronx, condannato per due rapine a mano armata a fine anni ’90 — come membro del comitato che dovrà guidare la sua transizione sulle politiche di giustizia penale. Una mossa che ha immediatamente incendiato la città, sollevando dubbi sulla lucidità politica del futuro primo cittadino.
Il passato di Linen: due rapine, un debutto saltato e sette anni in cella
Linen, allora astro nascente della scena hip hop, venne arrestato nel 1999 per due colpi ai danni di tassisti, avvenuti tra il 1997 e il 1998. Condannato a una pena tra i 7 e i 14 anni, uscì sulla parola nel 2006. Da allora si è presentato come attivista, promotore di programmi per la riduzione della violenza armata e fondatore di iniziative nelle carceri. Un percorso di riscatto, certo, ma che non cancella condanne pesanti e documentate.

La difesa dell’ex detenuto: “Stiamo costruendo qualcosa di diverso”
Linen ha commentato la nomina definendola un riconoscimento al suo “decennale lavoro nelle comunità nere e brown”. Parole che non hanno convinto chi vede nella scelta di Mamdani non un atto di apertura, ma un salto nel vuoto che mette a rischio credibilità, sicurezza e stabilità amministrativa.
La reazione degli agenti: “È una decisione inquietante”
Benny Boscio, presidente dell’associazione degli agenti penitenziari, ha bollato la nomina come “disarmante e profondamente preoccupante”, ricordando che chi ha servito lo Stato rischiando la vita ogni giorno è stato completamente escluso dal processo decisionale.
L’ex capo del NYPD, John Chell, ha aggiunto che Mamdani sta costruendo una squadra piena di nomi ostili alle forze dell’ordine, definendo la nomina di Linen “in linea con un trend pericoloso”.
Un team pieno di nomi controversi
La presenza di Linen non è un caso isolato. Mamdani ha inserito nelle commissioni di transizione figure dalla storia pubblica quantomeno problematica: attivisti radicali, militanti con posizioni estreme, e dirigenti già finiti al centro di scandali amministrativi. Una miscela esplosiva che alimenta la sensazione di un caos annunciato.
Un sindaco già sotto accusa prima ancora di insediarsi
Il risultato è chiaro: Mamdani sta dimostrando una disinvoltura politica che rasenta l’irresponsabilità. Nomine improvvisate, curriculum discutibili e una linea ideologica che pare ignorare — quando non disprezzare — le esigenze concrete di una città enorme, fragile e complessa come New York.
Il punto critico: una città non si governa con gli slogan
La scelta di mettere un ex rapinatore armato a scrivere le politiche di sicurezza non appare come una mossa coraggiosa, ma come un azzardo pericoloso. Mamdani dice di voler “costruire qualcosa di diverso”. Ma ciò che sta costruendo, più che innovazione, sembra essere una deriva: una leadership incapace di leggere la realtà, prigioniera di ideologie e lontana anni luce dai bisogni dei cittadini.
New York non è un laboratorio politico. È una metropoli che pretende competenza, lucidità e responsabilità. E Mamdani, finora, sta dimostrando l’esatto contrario.


















