La nuova perizia sul caso Garlasco riporta al centro della scena il nome di Andrea Sempio. La genetista Denise Albani, incaricata nell’incidente probatorio, conferma che il profilo genetico maschile trovato sotto le unghie di Chiara Poggi è compatibile con la linea paterna dei Sempio. Ma aggiunge subito quello che ribalta tutto: il risultato è “non affidabile”. Una compatibilità che pesa, ma che non identifica. E soprattutto non condanna.
Compatibilità sì, certezza no
La relazione entra nel dettaglio: i calcoli biostatistici mostrano un “supporto moderatamente forte/forte” per l’unghia della mano destra, e un valore solo “moderato” per quella sinistra. Tradotto: il cromosoma Y trovato potrebbe appartenere a Sempio, oppure a qualunque uomo della sua linea patrilineare. E il Dna, da solo, non sa dire di più. La stessa Albani scrive che non è possibile “addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto”. Una frase che pesa come un macigno su un’inchiesta ormai riaperta e lanciata a tutta velocità.
Deposizione del Dna: un mistero nel mistero
La perizia aggiunge un altro elemento che indebolisce l’impianto accusatorio: non si può stabilire dove, quando e come quel Dna sia finito lì. Sotto oppure sopra l’unghia? Da quale dito proviene? È frutto di contatto diretto, trasferimento indiretto, contaminazione? Domande aperte, senza risposte. E senza risposte, la scienza resta un indizio, non una prova.
Il mosaico dell’accusa
Eppure per la Procura di Pavia il Dna è solo l’ultimo tassello. Gli altri, recuperati negli ultimi mesi, compongono un quadro che gli inquirenti ritengono ormai solido: l’impronta numero 33 sul muro delle scale, che corrisponderebbe al palmo destro di Sempio con “15 minuzie dattiloscopiche”; le telefonate ritenute “anomale” a casa Poggi pochi giorni prima dell’omicidio, quando Chiara era sola; e il famoso scontrino del parcheggio di Vigevano, consegnato un anno dopo il delitto, considerato dagli investigatori un alibi costruito a posteriori.
Una vita ribaltata, di nuovo
Per Sempio questa è la seconda indagine in otto anni. E lui parla di “accanimento”, pur sperando che sia in buona fede. A 37 anni, racconta di vivere in una stanza, chiuso, senza vita sociale. “È come essere ai domiciliari”, dice. Intanto è indagato per omicidio in concorso con Alberto Stasi, l’unico condannato in via definitiva. La sua versione non cambia: è innocente.
Il 18 dicembre, la data chiave
Il giudice Daniela Garlaschelli ha fissato al 18 dicembre la nuova convocazione delle parti per gli esiti dell’incidente probatorio. E la Procura è convinta: ci sono gli elementi per chiedere il rinvio a giudizio già entro la primavera. Ma l’inchiesta potrebbe avere un ulteriore effetto domino: se il quadro su Sempio reggerà, la Procura generale di Milano potrebbe riesaminare la condanna di Stasi.
Ombre, sospetti e una verità ancora lontana
Nel frattempo emergono nuove indiscrezioni sul possibile movente, che gli inquirenti ritengono di aver ricostruito. Frammenti investigativi si sommano, ma nessuno basta a chiudere il cerchio. Tra ipotesi, vecchi errori, nuovi sospetti e l’inchiesta di Brescia per corruzione in atti giudiziari che coinvolge l’ex magistrato Mario Venditti, il caso Garlasco continua ad avanzare come un treno senza freni.
Verso un nuovo processo
Una sola cosa è certa: dopo diciotto anni, l’indagine non si è fermata. Va avanti ad alta velocità, con gli inquirenti determinati ad aprire un nuovo processo. Ma tra compatibilità non decisive, impronte discusse e alibi fragili, il rischio è sempre lo stesso: confondere suggestioni e indizi, e scambiare colpi di scena per verità.


















