Il reato che nessuno vuole nominare
C’è una parola che brucia, che tutti evitano come se fosse un’esagerazione mediatica: abbandono di minore. Non è un insulto, non è una provocazione. È un reato, e scatta automaticamente quando un bambino sotto i 14 anni viene lasciato incustodito. Fine.
Eppure in questa storia, che coinvolge Francesco Totti e Noemi Bocchi, sembra che il codice penale valga con un’elasticità che si piega solo per alcuni. Perché quando in mezzo c’è un’ex bandiera del calcio italiano, la prudenza istituzionale diventa improvvisamente infinita.
La cena, i bambini soli e la telefonata che cambia tutto
La serata è ormai scritta negli atti: Totti e Bocchi escono a cena, tre bambini – 7, 9 e 11 anni – restano soli nell’attico. Isabel, la più piccola, con una storia clinica delicata, chiama la madre. È sola. Nessun adulto risponde, nessuno è in casa.
La nonna materna, spaventata, chiama il 112: tre minori soli in piena notte. Una volante arriva, ma resta ferma nel piazzale in attesa di personale femminile. Nel frattempo scatta un giro di telefonate degno di un thriller: un dirigente avverte Totti, un altro chiama un terzo, qualcuno chiama la tata. Tutti sanno cosa sta succedendo, tranne chi dovrebbe far rispettare la legge.
La tata che “c’era”, ma non c’era
Quando la tata arriva è quasi mezzanotte. Ma agli agenti dice di essere stata lì “dalle 21”. Una bugia smontata da video, orari e carte processuali.
In un caso normale, una dichiarazione falsa agli agenti sarebbe un disastro giudiziario. Qui invece diventa una nota di colore, un dettaglio che scivola via. La Procura, infatti, sostiene che i minori “non abbiano corso un reale pericolo”. Come se la legge sul reato dipendesse dalla percezione soggettiva e non dai fatti.
La versione della Procura e lo scontro con i legali di Blasi
I pm chiedono l’archiviazione: secondo loro, Isabel aveva un telefono e la tata “verosimilmente” sarebbe salita subito. Una teoria fragile, che però sembra bastare quando il cognome al centro del fascicolo ha sei lettere pesanti.
Gli avvocati di Ilary Blasi non la bevono. Portano video, orari, prove che dimostrano che fino alle 23:57 nessun adulto ha varcato quella porta. Mostrano come la polizia non sia salita per oltre 40 minuti. Mettono nero su bianco che Totti rientra solo dopo essere stato avvisato “privatamente” da un dirigente.
Il punto vero: cosa sarebbe successo a un cittadino qualunque
Questa storia ha un cuore preciso e non lascia spazio a interpretazioni: sotto i 14 anni, lasciare un bambino solo è reato. Non serve un rischio concreto. Non serve un danno. Basta l’assenza dell’adulto.
Un genitore comune, nella stessa situazione, avrebbe visto aprirsi un fascicolo pieno, con assistenti sociali e tribunale dei minori pronti a intervenire. Qui invece si discute di archiviazione come se fossimo davanti a un equivoco, a una leggerezza, a un imprevisto di poco conto.
Il giudice deciderà, la legge ha già deciso
Il primo dicembre il GUP dovrà scegliere se seguire la linea morbida della Procura o riconoscere quello che è evidente: tre minori lasciati soli per ore, di notte, sono tre minori lasciati soli.
E la legge non fa sconti. Non prevede parentesi, non contempla trattamenti speciali. Perché un bambino non smette di essere vulnerabile solo perché il padre è Francesco Totti.


















