C’è una notte di Milano che non ha più nulla del “capoluogo europeo”, della città sicura, della capitale del lavoro e dell’eleganza. C’è una notte che sembra uscita da un reportage sul degrado urbano, non dal cuore finanziario d’Italia. Una notte in cui un ragazzo di 22 anni, studente alla Bocconi, viene accerchiato, pestato come un sacco vuoto e accoltellato due volte da cinque adolescenti che ridono, filmano, si vantano, e poi pubblicano su TikTok come se fosse un trofeo.
Milano, semplicemente, è fuori controllo.
Un’aggressione che sembra un’esecuzione
Calci. Pugni. Il corpo che crolla a terra. E poi due coltellate: una al gluteo, l’altra al fianco sinistro.
Il 22enne crolla al suolo, sanguinante. Un polmone perforato. Midollo spinale lesionato. Uno shock emorragico che lo porta a un passo dalla morte. Le operazioni d’urgenza non bastano a cancellare la sentenza medica: i danni saranno permanenti. Il ragazzo resterà invalido.
Succede in corso Como, ore 3 del mattino. Una zona che dovrebbe essere “vetrina internazionale”, ridotta a essere zona franca per baby gang armate.
Il gruppo: cinque ragazzi. Due maggiorenni. Tre minorenni. Tutti impuniti fino a ieri.
Arrivano da Monza. Hanno 17 e 18 anni. Attaccano un ragazzo solo, leggermente ubriaco, gli sfilano 50 euro, poi lo accoltellano mentre è già a terra. Fin qui, già un quadro da brividi.
Ma il peggio arriva dopo.
Perché, secondo le intercettazioni, mentre il 22enne è in terapia intensiva, loro ridono.
Si vantano.
Sperano che il ragazzo “non parli”. Anzi: che muoia.
Le loro frasi intercettate fanno gelare il sangue:
«È in fin di vita, così almeno non parla».
«Voglio vedere se ho picchiato forte».
«Non so se si vede il video dove lo scanniamo».
Sì, lo chiamano proprio “scannare”.
E nel frattempo TikTok diventa il loro palco: commenti beffardi, battute, vanterie. Perché ormai la violenza è un format. E il bullismo, a Milano, sembra essere diventato contenuto virale.
La Milano che non vuole vedere, e il sindaco che non vuole disturbare nessuno
Mentre tutto questo accade, c’è una costante: il vuoto istituzionale.
Un silenzio assordante che da anni accompagna le aggressioni, gli accoltellamenti, le baby gang, i borseggi, le rapine improvvise.
Milano è diventata una giungla urbana dove chi esce la sera spera di non essere nel posto sbagliato a un’ora sbagliata. E mentre i cittadini hanno paura, Beppe Sala rimane lì, immobile, intrappolato nel solito sorriso da conferenza stampa.
La domanda che rimbalza ovunque è sempre la stessa:
quanti morti serviranno prima che questa città venga governata davvero?
La città del lavoro, della moda e del terrore notturno
Milano continua a vendersi come “moderna, aperta, europea”.
Ma la verità, quella che nessuno vuole dire, è che oggi la città ha un volto molto diverso:
– baby gang che rapinano come branchi;
– coltellate per pochi euro;
– social trasformati in arene di violenza;
– indifferenza delle istituzioni;
– cittadini sempre più soli.
Milano non sta perdendo il controllo.
Lo ha già perso.
E ora rischia di perdere anche l’anima.
Una giungla senza regole
Il 22enne resterà invalido per sempre.
E i suoi aggressori? Fino a ieri ridevano nelle sale d’attesa del commissariato.
Un Paese serio dovrebbe farsi una domanda:
com’è possibile che cinque ragazzi, educati dai social, ignorati dalle istituzioni e convinti di essere intoccabili, possano ridurre un coetaneo in fin di vita… e poi vantarsene online?
Perché finché la violenza diventa un contenuto virale, Milano non sarà una metropoli.
Sarà solo una giungla senza regole.


















