È successo davvero. In un Paese che da anni si divide su ogni questione, due leader politiche agli antipodi — Giorgia Meloni ed Elly Schlein — hanno scelto di remare nella stessa direzione. Il terreno d’incontro? La difesa della libertà sessuale e della dignità individuale.
Con l’emendamento approvato in commissione Giustizia, viene riscritto l’articolo 609-bis del Codice penale: chiunque costringa o faccia subire atti sessuali a un’altra persona senza un consenso “libero e attuale” sarà punito con una pena da sei a dodici anni di reclusione.
In un clima politico avvelenato, questo accordo ha un sapore raro: quello delle scelte che superano la logica dei blocchi. Perché quando si parla di diritti fondamentali, non c’è destra o sinistra: c’è soltanto la giustizia.
“Libero e attuale”: il cuore della riforma
Il legislatore ha voluto scolpire due parole che cambiano tutto. “Libero” significa un consenso espresso senza costrizioni, minacce, pressioni psicologiche o condizionamenti economici. “Attuale” indica che il consenso deve essere presente nel momento stesso in cui l’atto avviene: non può essere implicito, non può essere trascinato da un passato, non può essere dato per scontato. Se il sì non è espresso, chiaro e nel momento, non esiste.
Il nuovo testo stabilisce che è reato far compiere o subire atti sessuali “senza il consenso libero e attuale” della persona coinvolta. È una svolta culturale prima ancora che giuridica: non serve più dimostrare la violenza fisica o la resistenza. Ciò che conta è l’assenza del consenso.
Perché è una rivoluzione
Fino a oggi, la giurisprudenza italiana richiedeva che la vittima provasse la costrizione, la minaccia o l’abuso di autorità per configurare una violenza sessuale. Con la nuova norma, si inverte la prospettiva: non è più la vittima a dover dimostrare di aver resistito, ma chi agisce a dover provare che il consenso c’era davvero. È un ribaltamento radicale, che riconosce finalmente il valore del “no” ma anche del silenzio, della paura, della paralisi.
Casi in cui la vittima non reagisce perché terrorizzata, confusa o in stato di shock — il cosiddetto “freezing” — non potranno più essere liquidati come “assenza di prove di violenza”: saranno riconosciuti per ciò che sono, atti privi di consenso. La libertà sessuale viene ridefinita: non è solo l’assenza di costrizione, ma la possibilità effettiva di scegliere.
Un accordo oltre i confini ideologici
L’emendamento che introduce il “consenso libero e attuale” è stato approvato all’unanimità in commissione Giustizia, grazie al lavoro congiunto di Michela Di Biase per il PD e Carolina Varchi per Fratelli d’Italia. Un fronte trasversale, guidato dalle stesse Schlein e Meloni, che si sono confrontate direttamente per trovare la formula condivisa.
È un segnale raro in un Parlamento abituato allo scontro permanente. Qui la posta in gioco ha superato l’appartenenza politica: la tutela della dignità umana ha cancellato, almeno per un attimo, i colori di partito. Per una volta, non è stata una legge “di governo” o “di opposizione”. È stata una legge “della civiltà”.
Cosa cambierà — e cosa resta da chiarire
La nuova formulazione promette di rafforzare la protezione delle vittime e di allineare l’Italia agli standard internazionali, come la Convenzione di Istanbul, che da anni definisce lo stupro come un atto privo di consenso. Le sentenze future potranno basarsi meno su segni di violenza fisica e più sull’analisi della libertà di scelta.
Ma la sfida ora si sposta sul terreno pratico. Come si dimostra l’assenza di un “sì”? Serviranno strumenti di indagine adeguati, formazione per magistrati e forze dell’ordine, e un cambiamento culturale profondo. La legge, da sola, non basta: occorre educare al consenso, spiegare cosa significa libertà sessuale, introdurre un linguaggio nuovo nelle scuole e nei rapporti affettivi.
C’è poi l’iter parlamentare ancora aperto: l’emendamento dovrà passare il voto in Aula e al Senato. Ma il segnale politico è già forte: la volontà comune di riscrivere un articolo che, per troppo tempo, non ha protetto abbastanza.
Oltre gli schieramenti, verso una società più libera
Quando la politica decide di mettere la persona al centro, accade qualcosa di raro e necessario. La riforma del “consenso libero e attuale” non è solo un passo avanti nel diritto penale: è un salto nella coscienza collettiva.
Da oggi, il sesso senza consenso non potrà più essere confuso con un fraintendimento o un equivoco. Sarà riconosciuto per ciò che è: violenza.
La linea che separa libertà e sopraffazione diventa finalmente netta. E dimostra che, davanti alla giustizia, non ci sono destra e sinistra: c’è solo l’essere umano, con il suo diritto inviolabile a dire “sì” — e, soprattutto, a poter dire “no”.


















