La storia che torna a far discutere
Non è una fake news né una trovata virale: Chiara Ferragni ha davvero risarcito una pensionata campana di 76 anni che, a Natale 2022, aveva comprato più pandori “Pink Christmas” credendo di fare del bene.
Convinta che parte del ricavato sarebbe andato a sostenere una causa benefica, l’anziana si era fidata della campagna pubblicitaria. Poi, quando scoppiò l’inchiesta per presunta truffa aggravata a carico dell’imprenditrice, si è sentita tradita. E ha deciso di reagire.
Dal supermercato al tribunale
La pensionata, tramite il suo avvocato, si è costituita parte civile insieme a due associazioni di consumatori.
Nel suo esposto, racconta di aver acquistato più pandori griffati Ferragni, spendendo una cifra superiore rispetto al prezzo dei pandori normali prodotti dalla stessa azienda. Non tanto per la confezione rosa o per il nome stampato sullo zucchero, quanto per la promessa — oggi ritenuta ingannevole — che parte del ricavato sarebbe stato destinato a scopi solidali.
Il danno economico, in sé, è modesto. Ma la richiesta era più profonda: un risarcimento per il danno morale, per “la frustrazione dell’intento solidaristico” e per “la lesione della fiducia e della buona fede”.
In parole semplici: si è sentita presa in giro per aver creduto in una causa che, secondo l’accusa, serviva più a promuovere un brand che ad aiutare chi ne aveva davvero bisogno.
La transazione economica
Ora, è arrivata la chiusura del caso: una transazione economica tra Ferragni e la pensionata.
Non è stato reso pubblico l’importo, ma si parla di un risarcimento simbolico, un accordo extragiudiziale che chiude la vertenza senza proseguire in aula.
Un gesto che vale più del denaro: il riconoscimento implicito che quella fiducia, una volta persa, non si ricompra con una cifra, ma solo con tempo, trasparenza e credibilità.
Il peso del simbolo
Il caso, pur piccolo, è enorme nel suo significato.
Perché rappresenta la frattura tra un certo modo di fare comunicazione — patinato, emotivo, “da vetrina” — e la realtà concreta di chi, con pochi soldi, compra un prodotto convinto di contribuire a una buona causa.
La pensionata non cercava visibilità, non voleva soldi: voleva coerenza.
E oggi il suo gesto è un monito per tutto il mondo dell’influencer marketing, dove la beneficenza diventa spesso un accessorio estetico e la parola “solidarietà” un claim pubblicitario.
La fiducia non si risarcisce
Ferragni ha scelto di chiudere la partita con un accordo. Ma il vero conto, quello della reputazione, resta aperto.
Perché puoi pagare un risarcimento, ma non puoi risarcire la fiducia di chi ha creduto in te.
E nel mondo della comunicazione, quella fiducia vale più di qualsiasi campagna, più di qualsiasi logo, più di qualsiasi pandoro.


















