Dal 1948 a oggi gli italiani sono stati chiamati alle urne soltanto quattro volte per confermare una riforma costituzionale. Nel 2026 arriverà il quinto appuntamento: un referendum che deciderà se introdurre o meno la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il Parlamento, diviso e incapace di raggiungere la maggioranza qualificata (che strano), ha di fatto rimesso la scelta nelle mani dei cittadini.
Referendum 2026: separazione delle carriere in magistratura
Nel 2026 gli italiani voteranno in un referendum costituzionale sulla riforma che separa le carriere tra giudici e pubblici ministeri. Oggi un magistrato può passare da un ruolo all’altro; con la riforma i percorsi diventeranno distinti e autonomi.
La Camera ha già dato il via libera, ma senza i due terzi dei voti: per questo, una volta concluso l’iter al Senato, sarà obbligatorio il referendum confermativo. Diversamente dai referendum abrogativi, questo tipo di consultazione non ha quorum: il risultato sarà valido a prescindere dall’affluenza. Diversamente dai referendum abrogativi, che sono validi solo se va a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto, il referendum costituzionale confermativo non ha bisogno di raggiungere un quorum di partecipazione. Significa che qualunque sia l’affluenza, il risultato sarà valido: se anche si recasse alle urne solo una parte degli elettori, il “sì” o il “no” espresso da quella minoranza sarebbe comunque decisivo per l’approvazione o la bocciatura della riforma.
La riforma prevede anche due Consigli Superiori della Magistratura separati e l’istituzione di un’Alta Corte Disciplinare per i procedimenti contro i magistrati.
Il voto sarà quindi una scelta netta: confermare la riforma o respingerla.
Referendum costituzionale 2026 – In breve
Cosa cambia
- Separazione netta tra carriere di giudici e pubblici ministeri
- Due Consigli Superiori della Magistratura (uno per i giudici, uno per i pm)
- Alta Corte Disciplinare per le sanzioni ai magistrati
Cosa resta
- Il Presidente della Repubblica resta a capo dei CSM
- I magistrati continuano ad accedere tramite concorso unico
- L’indipendenza della magistratura resta sancita in Costituzione
Come funziona il voto
- Referendum confermativo, non abrogativo
- Non è previsto quorum: il risultato è valido a prescindere dall’affluenza
- Gli elettori dovranno scegliere se approvare o respingere la riforma
Il referendum del 2026 non sarà solo una consultazione tecnica sulla magistratura, ma un passaggio simbolico: il segno che, quando la politica non trova un accordo, l’ultima parola spetta ai cittadini. Sarà un banco di prova non soltanto per la riforma, ma anche per il rapporto tra istituzioni e popolo, tra la Costituzione scritta e quella “vissuta” nelle scelte quotidiane degli italiani.