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“Chi vince parla, chi perde sta zitto”: la nuova costituzione del bar sport. Collepasso non è un caso, è un manuale

In un Consiglio comunale del Salento, un sindaco ha deciso di riscrivere Montesquieu a modo suo: “Chi vince parla, chi perde sta zitto”. Non un lapsus, ma un manifesto. La democrazia trasformata in karaoke da bar di provincia, dove il microfono lo tiene solo chi ha il gettone.

La scena è semplice: aula consiliare, microfono acceso, telecamera che riprende. Una frase che dovrebbe indignare viene pronunciata con naturalezza, quasi fosse il regolamento non scritto della politica italiana. E in fondo lo è. Non importa che l’opposizione sieda lì in rappresentanza di una parte dei cittadini: la logica del “taci e subisci” si erge a sistema.

Non è solo Collepasso, non è solo un sindaco. È l’idea stessa che il voto autorizzi non a governare, ma a possedere. L’avversario non è interlocutore, è rumore di fondo. La minoranza non è coscienza critica, è un fastidio da zittire. Così la politica abdica al confronto e si riduce a monologo, con la platea costretta ad applaudire o a restare in silenzio.

Ecco perché la frase non suona stonata, anzi: somiglia a uno specchio. In tv, sui social, nelle assemblee condominiali la regola è sempre la stessa: chi ha il numero, chi urla più forte, chi conquista la Poltroncina parla. Tutti gli altri sono comparse.

La democrazia numerica, svuotata di sostanza, è diventata il nostro pane quotidiano. E chi lo dichiara apertamente non fa che dirci la verità che fingiamo di non vedere: il confronto non è più un valore, è un intralcio.

Lo si vede ogni giorno: i politici hanno smesso di parlare ai cittadini, parlano all’algoritmo. Contano i like, non gli argomenti; valgono le visualizzazioni, non le visioni. Consiglieri e sindaci diventano influencer locali, deputati e ministri recitano come star di TikTok. La democrazia diventa intrattenimento, l’aula un set, la diretta streaming un confessionale da reality.

Non si governa più: si performa. Non si convince più: si posta. La politica, che dovrebbe essere fatica e compromesso, si riduce a clip di 30 secondi in cui l’importante non è avere ragione, ma apparire vincenti. E chi perde, appunto, “sta zitto”.

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