Il caso Garlasco: La scelta strategica della procura di PAVIA di affidare le indagini ai carabinieri di MILANO MOSCOVA
Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco continua a riempire le pagine di cronaca, non solo per i nuovi elementi che riaprono il caso, ma anche per le dinamiche procedurali. La Procura di Pavia, titolare dell’inchiesta, ha affidato parte delle indagini ai Carabinieri di Milano della caserma di via della Moscova. Una decisione che, nell’ambiente giudiziario, non è passata inosservata e che si presta a diverse interpretazioni.
Gli interrogatori chiave a Milano
La scelta di Milano Moscova come sede di alcuni interrogatori chiave non è casuale. Il team investigativo si è concentrato su figure centrali le cui testimonianze sono state, a vario titolo, controverse o ritenute cruciali per la riapertura del caso.
Tra gli interrogati spicca la madre di Andrea Sempio, il cui nome è tornato al centro dell’indagine. Durante l’interrogatorio, la donna ha accusato un malore al solo sentire il nome di un pompiere, un dettaglio che ha sollevato dubbi e ha spinto gli inquirenti a riconsiderare i fatti.
Altro testimone eccellente è stato Gianni Bruscagin, il cosiddetto “supertestimone” che ha fornito una nuova versione dei fatti, parlando di una ragazza con un borsone pesante vicino alla casa dei nonni a Tromello. La sua testimonianza, accompagnata da appunti che affermava di aver conservato per anni, ha portato gli investigatori a dragare un canale alla ricerca di un’arma del delitto.
Infine, il riascolto di Marco Muschitta, che nel 2007 aveva fornito una testimonianza chiave per poi ritrattarla, è un elemento fondamentale. Le recenti indagini, tra cui un’intercettazione del 2022, suggeriscono che la sua ritrattazione potrebbe non essere stata spontanea, ma dovuta a pressioni esterne.
L’ombra di un sistema e la revisione del passato
Questi interrogatori, svolti a Milano, sembrano confermare che l’indagine non si limita a cercare nuove prove, ma mira a fare luce su un presunto “sistema di ombre” che potrebbe aver condizionato l’inchiesta iniziale. La delega a un’unitĂ investigativa “esterna” come i Carabinieri di Milano non sarebbe quindi solo una scelta strategica per garantire terzietĂ e accedere a risorse specialistiche, ma un modo per rivedere criticamente il lavoro svolto in passato. La Procura di Pavia sta quindi valutando ogni aspetto, compresa la possibilitĂ che le indagini iniziali siano state viziate da omissioni o pressioni indebite.
Il caso Garlasco, dunque, non è piĂ¹ un semplice giallo irrisolto, ma un banco di prova per l’intero sistema giudiziario, con l’obiettivo di svelare la veritĂ non solo sull’omicidio, ma anche su tutto ciĂ² che gli ha ruotato intorno per anni.