L’odore di naftalina che si sente nei corridoi di Viale Mazzini e Cologno Monzese non è un’impressione, ma il profumo agrodolce del passato che sta scomparendo. La rivoluzione silenziosa che sta avvenendo nei nostri televisori, sui nostri smartphone e tablet, non è una semplice competizione tra piattaforme, ma un’erosione inesorabile delle fondamenta su cui sono stati costruiti gli imperi di Rai e Mediaset.
NETFLIX e i suoi soci non sono solo “TV a pagamento” o alternative di intrattenimento. Sono dei predatori digitale che si muovono con la velocità e l’agilità di squali, mentre RAI e MEDIASET, appesantiti da decenni di rendite di posizione. Tentano di sopravvivere ma con la consapevolezza di essere fuori strada e fuori tempo massimo.
La mossa vincente di Netflix che a differenza della pubblicità della Rai o di Mediaset, che è lunga, invasiva e spezza il ritmo narrativo, quella di Netflix è mirata, ridotta e integrata in modo intelligente. Di fatto, Netflix ha dimostrato che è possibile proporre un’esperienza con pubblicità che è comunque infinitamente superiore a quella della TV generalista.
Questo ha creato un’aspettativa nel pubblico che la televisione generalista non può soddisfare. Chi è abituato a godersi una serie ininterrotta o con brevi interruzioni mirate, non tornerà facilmente indietro per subire le raffiche di spot. Rai e Mediaset sono intrappolate: per competere hanno bisogno di investimenti massicci, ma per finanziarli hanno bisogno di più pubblicità, e più pubblicità allontana il pubblico. È una spirale discendente da cui è quasi impossibile uscire.
Netflix e soci hanno anche ucciso il concetto di palinsesto, il simbolo della vecchia guardia: un calendario immutabile, un’autorità che decide per noi cosa guardare e quando. Oggi, un utente non vuole aspettare la puntata della settimana prossima o perdersi l’inizio di un programma perché è a cena fuori. Vuole essere il padrone del proprio tempo. L’idea stessa che un’istituzione debba dettare i nostri ritmi di intrattenimento è diventata obsoleta.
La Superiorità Qualitativa che Non Ammette Repliche
Al di là della convenienza e della libertà, la differenza più evidente e inattaccabile è la qualità produttiva. Netflix e gli altri giganti dello streaming investono cifre astronomiche per produrre film, serie TV e documentari che superano di gran lunga gli standard della televisione generalista italiana.
Parliamo di produzioni cinematografiche con budget, effetti speciali e regie di livello hollywoodiano, disponibili direttamente sul tuo schermo. La qualità dell’immagine in 4K, l’audio immersivo, le sceneggiature complesse e l’assenza di tagli per motivi di palinsesto o censura offrono un’esperienza visiva e narrativa che non ha eguali. La TV
tradizionale, con i suoi limiti di budget e le sue logiche di ascolto massificato, si trova a competere con un livello di eccellenza che semplicemente non può raggiungere. Non si tratta più di gusti, ma di un divario qualitativo oggettivo che il pubblico ha imparato a riconoscere e a pretendere.
La Disintegrazione del “Pubblico di Massa” e L’Erosione Generazionale
la televisione italiana si basa sul concetto di “minimo comune denominatore”: programmi che possano piacere a tutti. Netflix, al contrario, ha capito che il pubblico di massa non esiste più. Esistono infinite nicchie, ciascuna con i propri interessi specifici. Il sorpasso si gioca sul piano generazionale, ed è qui che Rai e Mediaset stanno perdendo la partita più importante: quella del tempo.
La Rivoluzione di YouTube: L’Informazione e l’Intrattenimento dal Basso
Se Netflix ha attaccato il cuore dell’intrattenimento con le sue produzioni mastodontiche, YouTube ha sferrato il colpo letale all’intera infrastruttura del consumo mediatico. YouTube ha democratizzato la creazione di contenuti, trasformando ogni utente in un potenziale regista, giornalista o intrattenitore. Per la TV generalista, questo è un problema su due fronti:
- L’Informazione Istantanea e Personalizzata: I giovani e gli adulti non aspettano più il telegiornale delle 20:00. Su YouTube, le notizie sono immediate, spesso raccontate con uno stile più diretto e percepito come più autentico. Canali di approfondimento, dibattiti, e persino notiziari indipendenti offrono un’alternativa dinamica e interattiva che rende obsoleta l’idea del notiziario tradizionale, rigido e monolitico.
- La Sostituzione dell’Intrattenimento Veloce: YouTube ha rubato il pubblico anche in un’altra area critica: l’intrattenimento “mordi e fuggi”. Video-saggi, recensioni, tutorial, vlog e dirette streaming offrono una varietà e una personalizzazione che nessun palinsesto può eguagliare. L’utente ha il potere di scegliere, in qualsiasi momento, un contenuto che risponde esattamente ai suoi interessi, senza dover subire la logica di un palinsesto pensato per il pubblico più ampio possibile.
Il Futuro non Bussa, Fa Irruzione
Il verdetto è stato emesso. I dati del report di Mediobanca mostrano che a livello globale i servizi di streaming hanno superato la Pay TV, e Netflix domina il mercato con quasi 270 milioni di utenti. Youtube con oltre 2 miliardi di utenti al mese al mondo (45 milioni di utenti al mese in italia).
RaiPlay e Mediaset Infinity sono tentativi tardivi che non risolvono il problema alla radice. Sono come un’azienda di carrozze che, dopo l’avvento dell’automobile, cerca di montare un motore su una carrozza, senza rendersi conto che il veicolo stesso è obsoleto.
Il pubblico si sta spostando, i giovani non li conoscono, gli investitori pubblicitari scappano. Per loro, l’unica scelta rimasta non è resistere, ma rassegnarsi. Netflix, YouTube e soci hanno firmato lo sfratto. È ora di fare le valigie.