C’è un trend che spopola su TikTok: mostrare località turistiche vuote. Non deserte per poesia, ma per disillusione. Spiagge perfette come set abbandonati. Stabilimenti balneari che sembrano residui bellici di una guerra mai combattuta. Ragazzini che camminano tra i bungalow come dentro a un luna park chiuso: raccontano il nulla, e intanto raccolgono like. È il turismo che si guarda allo specchio e non si riconosce.
E forse, finalmente, si vergogna.
Perché la verità è brutale: la classe media è morta, e con lei la capacità di spesa, il mito del “ferie prenotate a gennaio”, la pensione completa coi piatti di plastica eleganti e le danze latinoamericane sul lungomare.
È finita l’epoca fantozziana delle vacanze obbligate. Per decenni gli albergatori italiani hanno campato con la pancia piena e la coscienza vuota, ingrassando sui risparmi delle famiglie. Camere piccole, servizi minimi, prezzi massimi. Adesso che tutto è liquido, precario, calcolato in tempo reale — il giochino non regge più.
Le ferie non esistono. Esistono i weekend. Le settimane? Le fanno gli altri. In Egitto, in Tunisia, nei resort dove oggi andiamo noi, come facevano i tedeschi con la Romagna trent’anni fa. All inclusive, spa, animazione. Il sogno di una generazione venduto al miglior offerente straniero.
Il turismo italiano di massa è morto per esaurimento da finzione. Non lo ha ucciso la concorrenza, lo ha ucciso la realtà.
Oggi la gente non ha più voglia di farsi spennare per quattro giorni vista parcheggio. Si vive in beta permanente. Si prenota last minute.
Si cerca esperienza, comfort, rispetto.
E mentre tutto questo accade, il Ministero del Turismo tace. Il Ministero che era “Open to Meraviglia” — remember? — Forse troppo impegnato a salvarsi su altri fronti, o a nascondere le macerie istituzionali sotto al tappeto dei comunicati stampa. Del resto, non puoi esportare meraviglia se in casa ti resta solo la malinconia.
E allora il vuoto diventa contenuto. Lo scenario abbandonato si fa virale. La fine di un’epoca è raccontata con un filtro rosa e due passi di danza su TikTok. C’è qualcosa di perfettamente giusto in tutto questo: non ti boicotto, semplicemente non vengo più. Il turista ha smesso di amare il carnevale in maschera che gli veniva venduto. E se n’è andato altrove. Nel silenzio di chi non si sente più rappresentato. Nemmeno in vacanza.