“Se si sbaglia una volta è un errore, se si sbaglia più volte non è un errore ma una volontà, una decisione.”
Questa citazione riassume il sospetto di un sistema radicato e non di episodi isolati. Le inchieste su criminalità organizzata e corruzione in Italia mettono spesso in luce un fenomeno inquietante: la “protezione” offerta da alcune logge massoniche deviate. Non si tratta di un’unica entità che agisce in modo uniforme, ma di una rete di individui che si uniscono per scopi illeciti, creando un sistema parallelo dove le regole dello Stato vengono aggirate.
Il Meccanismo della Protezione Massonica
il controllo e la protezione non avvengono sempre in modo diretto. Se un giudice, un poliziotto o un tecnico di perizia è sospettato di essere un massone, il contatto non avviene direttamente, ma attraverso un altro “fratello”. Questo meccanismo ha una logica precisa: un massone, per via del giuramento prestato, non può denunciare una pressione ricevuta da un confratello. Sebbene rimanga libero di non accogliere la richiesta, ha l’obbligo di riferire l’accaduto al suo Gran Maestro. Questo sistema di rigidi vincoli gerarchici e di obbedienza interna rende la libertà di decisione del singolo massone sempre “relativa”, creando un potenziale conflitto tra il giuramento massonico e l’obbligo di fedeltà allo Stato.
La “protezione” si basa su una fitta rete di relazioni. L’affiliazione a queste logge permette di entrare in contatto con persone influenti in settori chiave come la politica, la giustizia, la sanità e l’imprenditoria. All’interno di questa rete, lo scambio di favori è la valuta principale. Un politico può ottenere finanziamenti illeciti, un imprenditore può aggiudicarsi appalti truccati e un criminale può ricevere informazioni riservate o ostacolare le indagini. Questo sistema, che ha toccato casi noti come quello di Messina Denaro e l’omicidio di Garlasco, è un tema ricorrente anche in indagini più recenti.
Durante la sua trentennale latitanza, Matteo Messina Denaro ha goduto di una fitta rete di protezione che, secondo le indagini e le testimonianze, includeva anche esponenti della cosiddetta “massoneria deviata”.
La massoneria, in quanto associazione, ha sempre negato legami con la mafia, ma le inchieste giudiziarie hanno più volte evidenziato l’esistenza di logge segrete o di singoli iscritti che, contravvenendo ai principi dell’istituzione, hanno agito come anello di congiunzione tra Cosa Nostra e il mondo della politica, dell’imprenditoria e delle professioni.
LA BORGHESIA MAFIOSA
Nel caso specifico di Messina Denaro, le indagini hanno fatto emergere figure di professionisti, come medici e imprenditori, iscritti a logge massoniche, che avrebbero fornito al boss supporto logistico, economico e sanitario. In particolare, è emerso che il suo medico curante, che lo ha assistito durante la malattia, era un massone. Questo ha sollevato il sospetto che la rete massonica abbia agevolato le cure del boss, garantendogli un trattamento di favore e contribuendo a proteggere la sua identità.
La “borghesia mafiosa” e la massoneria deviata sono state definite dagli inquirenti come la “terra di mezzo” che ha permesso a Messina Denaro di vivere indisturbato per decenni, usufruendo di un tenore di vita agiato e di una rete di complicità che va ben oltre la semplice affiliazione a Cosa Nostra.
L’Analogia tra il Delitto di Garlasco e il “Caso Manca”
Il delitto di Garlasco, con l’omicidio di Chiara Poggi nel 2007, è stato spesso oggetto di discussione per la sua analogia con il caso di Attilio Manca, l’urologo morto in circostanze poco chiare nel 2004. Diverse incongruenze nelle indagini, come i fori di siringa trovati sul braccio sinistro dell’urologo, nonostante fosse mancino, e la sostanza scura sotto le sue unghie che non è mai stata analizzata. Nonostante le richieste della famiglia, la morte di Manca è stata archiviata come overdose, e una donna è a processo con l’accusa di avergli fornito la dose letale di eroina, nonostante la mancanza di prove. Tre collaboratori di giustizia hanno invece sostenuto che la morte di Manca non sia stata un’overdose, ma un assassinio orchestrato da Cosa Nostra, probabilmente legato all’intervento chirurgico al tumore alla prostata del boss Bernardo Provenzano, che Manca avrebbe eseguito in Francia. Questa tesi ha portato all’apertura di indagini separate a Viterbo e a Roma, anche se da quest’ultima non sono emersi sviluppi significativi. Senza dimenticare il particolare In entrambi i casi, gli esperti hanno notato la presenza di materiale organico sotto le unghie delle vittime.
Il Caso “Clean 2”: Corruzione a Pavia
L’inchiesta “Clean 2” della Procura di Pavia offre un esempio concreto di come queste dinamiche possano operare a livello locale. L’indagine ha svelato l’esistenza di un “sistema corruttivo radicato” e ha portato all’arresto di due carabinieri e un imprenditore edile.
Le accuse riguardano un elaborato scambio di favori: i militari avrebbero fornito informazioni riservate su indagini e controlli in cambio di denaro, regali o agevolazioni, come l’acquisto di un immobile a un prezzo di favore. Oltre ai reati di corruzione, l’indagine ha fatto emergere anche episodi di abuso d’ufficio e stalking. I carabinieri avrebbero utilizzato la loro funzione per perseguitare l’ex fidanzata di uno degli indagati, coinvolgendo anche altri colleghi.
Tra le persone coinvolte figurano un ufficiale dei Carabinieri in congedo, un carabiniere forestale che lavorava nella polizia giudiziaria della Procura, un imprenditore edile e diversi altri soggetti con incarichi pubblici, professionisti e imprenditori. Questo caso dimostra come il potere derivato da certe posizioni possa essere abusato per creare una rete di favori illeciti, alimentando un circuito che mina le basi della legalità e della fiducia nelle istituzioni.
L’ obiettivo primario deve essere quello di rendere trasparenti le logge massoniche.
In Gran Bretagna, per esempio, gli elenchi degli iscritti alle logge sono consultabili su internet ed è possibile per i cittadini andare a visitare i loro luoghi di riunione. Questo senza violare la libertà di associazione, ma anzi, facendo conoscere il pensiero e la filosofia che sta dietro alla massoneria. A chiedere maggior trasparenza sono anche alcuni massoni che hanno tentato, inascoltati, di denunciare le presenze mafiose anche nelle logge più note. Perché molto spesso negli elenchi acquisiti o sequestrati, vengono indicati partecipanti con nomi fasulli.
Parallelamente, occorre inasprire le pene della legge Anselmi contro le logge segrete (senza specificazione delle finalità illecite) in modo tale che sia possibile compiere intercettazioni e, quindi, permettere un’effettiva perseguibilità di questo reato.