Home EDITORIALI PIER SILVIO, PREDICA UNA TV MIGLIORE MA GUADAGNA SUL TRASH

PIER SILVIO, PREDICA UNA TV MIGLIORE MA GUADAGNA SUL TRASH

L’ eterna danza tra l’arte e il denaro, tra l’elevazione culturale e l’irresistibile richiamo dell’audience! E al centro di questa giostra mediatica, chi troviamo? Nientemeno che Pier Silvio Berlusconi, l’erede al trono di Cologno Monzese, il quale, con la gravitas di un monaco tibetano, ci annunciava la sua crociata per una “televisione migliore”. Peccato che, mentre il prode condottiero sventola la bandiera della qualità, il suo impero continui a banchettare allegramente con il pane e l’oro di programmi che, diciamocelo, alzano più di qualche sopracciglio.

Il paradosso è così palese da rasentare la farsa shakespeariana. Da un lato, sentiamo il buon Pier Silvio invocare un’epurazione del “trash”, un innalzamento dei contenuti, quasi un’illuminazione catodica per le masse. Dall’altro, i palinsesti di Canale 5 e compagnia bella continuano a pullulare di creature televisive come “Temptation Island”“Uomini e Donne” e la sempreverde dinastia dei reality, tutti format che, con buona pace degli intellettuali, macinano ascolti e, di conseguenza, fiumi di denaro pubblicitario. È come se un dietologo ti consigliasse verdure e tofu, mentre lui si strafoga di cotolette e patatine fritte. Un’ipocrisia? Ma no, pura logica di mercato, bellezza!

Però non bisogna dimenticare Il defenestramento di Barbara D’Urso. Ah, la D’Urso! Per anni icona, sacerdotessa e talvolta capro espiatorio di quel “trash” che Mediaset ha amorevolmente coltivato. La sua “cacciata” è stata presentata come un segno inequivocabile della svolta, del “basta col sensazionalismo”. Un po’ come se il McDonald’s annunciasse la fine del junk food chiudendo un solo punto vendita, lasciando aperti tutti gli altri. Un gesto simbolico, certo, ma che non cancella decenni di “D’Ursismo” e l’ininterrotta produzione di format che vivono e prosperano sugli  stessi meccanismi di intrattenimento leggero, se non leggerissimo.

Il “trash” non è una questione irrisolta, ma una presenza consolidata e profittevole nel palinsesto Mediaset. La questione non è “se” sia presente, ma piuttosto “come” questa presenza si concili con le dichiarazioni di intenti di una “televisione migliore”.

Programmi come “Temptation Island” e “Uomini e Donne” non sono eccezioni o residui di un’era passata. Sono pilastri dell’offerta Mediaset, con ascolti che continuano a giustificarne la permanenza e, spesso, il successo economico. Non stiamo parlando di prodotti marginali o di nicchia, ma di veri e propri traini pubblicitari.

Quindi, quando si discute delle ambizioni di una televisione più elevata, è fondamentale riconoscere che queste si scontrano (o convivono pacificamente, a seconda dei punti di vista) con la solidità di un modello che sul cosiddetto “trash” ha costruito gran parte della sua fortuna. Non si tratta di un equilibrio precario o di una scelta difficile, ma di una strategia ben definita che bilancia l’immagine con il profitto.

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