Caro Jeffrey,
Spero che questo compleanno ti porti tutta la gioia e il successo che meriti. Gli anni passano, ma la tua energia e la tua visione rimangono sempre ispiratrici.
Che ogni giorno sia un altro meraviglioso segreto.
Con i migliori auguri,
Donald
NEW YORK – L’eco del nome Jeffrey Epstein, perverso finanziere, continua a risuonare nei corridoi del potere, ma ora con una nuova, inquietante frequenza. Non più solo le vittime, non più solo i nomi noti che affollavano le sue feste, ma un nuovo, potenziale, fulcro di scandalo che minaccia di scuotere le fondamenta stesse dei media e della politica americana: una presunta lettera, giacente negli archivi del Wall Street Journal, che collegherebbe direttamente Donald Trump a Epstein, e che vedrebbe Rupert Murdoch nel ruolo scomodo di custode di un silenzio assordante.
L’indiscrezione, che circola nei circoli più esclusivi di New York e Washington, dipinge uno scenario da thriller politico. Si parla di una missiva, il cui contenuto è ancora avvolto nel mistero, che sarebbe stata consegnata al prestigioso quotidiano economico di proprietà di Murdoch anni fa. Una lettera che, se autentica e rivelatoria, potrebbe gettare una luce sinistra sui rapporti tra l’ex Presidente degli Stati Uniti e l’uomo che ha costruito un impero di abusi.
La domanda che si fa strada, pressante e ineludibile, è questa: perché il Wall Street Journal, un pilastro dell’inchiesta giornalistica, avrebbe tenuto nascosta una tale bomba? È questo un ennesimo capitolo della saga Epstein, che svela la rete di connivenze e protezioni di cui godeva? O siamo di fronte a un gioco di potere molto più ampio, una partita a scacchi tra giganti, dove la verità è un’arma e il silenzio un’armatura?
Il nome di Rupert Murdoch, il novantaquatrenne magnate dei media, evoca immediatamente l’immagine di un uomo che ha plasmato l’informazione globale, un burattinaio capace di influenzare elezioni e carriere. Il suo impero mediatico, da Fox News al Wall Street Journal, è da sempre al centro di dibattiti sulla sua influenza e sui suoi orientamenti politici. Che Murdoch, notoriamente vicino a Donald Trump in passato, abbia scelto di seppellire una notizia di questa portata, solleva interrogativi pesantissimi sulla libertà di stampa e sull’indipendenza editoriale.
Questo non è solo un potenziale scandalo di natura sessuale, l’ennesima caduta di un potente per le sue scelleratezze personali. È, prima di tutto, un gioco di potere. Un gioco in cui le carte sono coperte, i protagonisti sono tra i più influenti del mondo, e la posta in gioco è la reputazione, la carriera e forse la stessa credibilità delle istituzioni.
Se la lettera esiste e verrà alla luce, le implicazioni saranno enormi. Per Donald Trump, che già affronta molteplici indagini, sarebbe un nuovo, devastante fronte. Per Rupert Murdoch e il Wall Street Journal, l’ombra del sospetto di aver insabbiato una notizia di pubblico interesse sarebbe difficile da scrollarsi di dosso.
Ma è anche possibile che questa sia solo l’ennesima speculazione, un’eco distorta di voci alimentate da chi ha interesse a indebolire figure di potere. La storia è piena di accuse infamanti che si sono rivelate infondate.
Eppure, il semplice fatto che un’indiscrezione di questa portata stia circolando, e che i nomi coinvolti siano di tale calibro, rende impossibile ignorarla. Il pubblico, stanco di opacità e connivenze, chiede trasparenza. Chiede di sapere.